Spettacoli

Teatro Verga, un mistero irrisolto: “La scomparsa di Majorana”

Nella Sala Verga del Teatro Stabile di Catania è andata in scena ua pièce tratta dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana”, con l’adattamento e regia Fabrizio Catalano. Protagonisti Loredana Cannata, Alessio Caruso, Roberto Negri, Giada Colonna; scene e costumi Katia Titolo; musiche Fabio Lombardi; voci fuori campo Gianni Garko, Massimiliano Buzzanca, Ivan Giambirtone, Roberta Badaloni. Produzione: Associazione culturale Laros di Gino Caudai.

Quando Leonardo Sciascia pubblicò per Einaudi, nel 1975, questo romanzo prima ospitato in 8 puntate dal quotidiano ‘La Stampa’, non pensava forse alle future ricadute delle sue riflessioni sul mondo di questo nostro tempo drammaticamente iper-atomico e, angosciosamente, sull’orlo di una catastrofe bellica universale.
Ma quel pensiero andava radicandosi nella sua mente: “E il caso Majorana?”
Lo si evince da alcune lettere ritrovate nel 2012, durante il trasloco della redazione del quotidiano, in cui Sciascia reiterava, ante litteram, la sua proposta di pubblicare questo nostalgico e al tempo stesso profetico saggio.
Vivo era ancora nell’autore, nonostante i vent’anni trascorsi, il ricordo della tragedia di Hiroshima e Nagasachi.
Vive le piaghe del corpo e della mente di chi l’aveva subita e l’incredulo stupore del mondo intero.
La catastrofe che aveva posto fine alla seconda guerra mondiale riportava alla sua mente gli antefatti.
I ragazzi di via Parisperna, i giovani allievi di Enrico Fermi erano da tempo impegnati nella ricerca sulla scissione dell’atomo.
Ettore Majorana, in particolare, il trentunenne fisico catanese dal carattere chiuso e riservato, studiava a capofitto ma non comunicava le sue ricerche.
Nel 1938, quando l’avvicinamento tra Mussolini e Hitler poteva far presagire il dramma che andava preparandosi, il giovane Majorana, durante la navigazione tra Palermo e Napoli si dileguò nel nulla…e per sempre.
Fu incidente, suicidio, o sparizione volontaria da uno scenario e da responsabilità insostenibili?
Quest’ultima è l’ipotesi sviluppata da Sciascia e nella pièce nata dall’adattamento e dalla trasposizione teatrale di Fabrizio Catalano, nipote dell’autore, che partendo da questi presupposti, si sposta in avanti nel tempo.
È il 1945 e in luogo imprecisato si compiono gli ultimi atti della guerra partigiana.
In quel fatidico 5 agosto, in un piccolo ospedale una giovane dottoressa sembrerebbe espiare, attraverso l’assistenza ai malati, la morte che lei stessa aveva seminato come partigiana.
All’improvviso irrompe in scena, catapultato dall’esterno un anonimo monaco certosino.
Da questo momento prende corpo, sul ritmo frenetico del thriller, un’indagine poliziesca che vede coinvolti la dottoressa, la signora Levi chiamata per il riconoscimento, il commissario che nel monaco vuole fortemente individuare Majorana e quest’ultimo ostinato nel mantenere il suo segreto.
Quando dalla radio si apprende la notizia del bombardamento atomico tra lo stupore generale esce fuori quella verità sottesa ma negata.
Viene a galla, tra sospetti e congetture, la supposta identità dell’inquisito mettendo fine a quella sorta di processo: è lui quell’Ettore Majorana a lungo ricercato dal commissario?
Travolto dal suo dramma interiore l’ancor giovane fisico mette a nudo, pur nell’equivoco, il tormento di chi ha fatto una terribile scoperta e si è voluto mettere da parte; di chi ha rinunciato in nome dell’etica ad una gloria che avrebbe portato alla tragedia epocale che, sappiamo, ci fu.
E la morale ha il sopravvento anche sul poliziotto che a denti stretti abbandona la sua ‘preda’ consentendo al monaco/Majorana di tornare al suo convento.
Questa è la tesi di Sciascia e di Catalano… e quella che più mi intriga.
“La scienza come la poesia -concludeva nel suo libro Sciascia – si sa che sta ad un passo dalla follia: e il giovane professore quel passo lo aveva fatto, buttandosi in mare o nel Vesuvio o scegliendo un più elucubrato genere di morte.”.
Da un irrisolto mistero del passato viene un indispensabile monito per l’oggi!
“In un contesto come quello attuale – conclude a sua volta Catalano – il teatro deve diversificare la propria offerta e accendere il dibattito, stimolare domande e riflessioni, suggerire idee e punti di vista inediti… scandagliare il passato e contribuire a migliorare il futuro…Ognuno di noi può compiere un piccolo gesto, per proteggere l’umanità dall’autodistruzione”.
Con prolungati e calorosi applausi un pubblico da ‘sold out’ ha pienamente riconosciuto il merito del regista/adattatore, del ritmo dell’azione e dell’ottima recitazione dei protagonisti.

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