L'Opinione

Se l’ONU non funziona ed è in agonia… tre vie possibili

In queste sacre sale

è sconosciuta la vendetta!

E se un uomo è caduto,

l’Amore lo riporta al suo dovere!

W.A.Mozart, Il flauto magico, Atto II, Scena XII.

Si approssimano tempi tristi. Camminiamo sotto l’uragano, ma al di là sta il sole che brilla eternamente!”.

G. Mazzini, Fede e avvenire.

1. Se l’ONU non funziona ed è in agonia…

I governi occidentali hanno deciso insieme agli Stati Uniti d’America di fornire nuove armi all’Ucraina per combattere contro la Russia. Il conflitto continua da quasi un anno e non accenna a concludersi. Stati Uniti e Russia esercitano nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU il diritto di veto e hanno paralizzato l’organo che ha il compito di risolvere i conflitti tra gli Stati e mantenere la pace nel mondo. è ormai a tutti evidente che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU rappresenta un mondo che non esiste più, quello della Guerra Fredda. Già da molti anni, giuristi, politici e i mass-media insistono sulla necessità di una complessiva e organica riforma. Il processo è stato avviato nel 2005 ed è in fase molto avanzata ma ancora ben lontano dal suo compimento[1].

Già in passato sia la Società delle Nazioni che l’ONU hanno avuto momenti di grandissima paralisi proprio durante gravi conflitti. La Società delle Nazioni finì per crollare e il mondo si inabissò nella Seconda Guerra Mondiale. Anche oggi, l’ONU sta vivendo forse il suo momento più difficile, ed è in profondissima crisi, se non addirittura in agonia.

È possibile pensare ad una struttura dell’ordine internazionale diversa magari senza l’ONU? La risposta è affermativa.

2. Sopprimere l’ONU o creare uno Stato federale mondiale?

Quale sarà il futuro dell’ONU? Pierre-Edoard Deldique, autore del saggio Faut-il soupprimer l’Onu?, afferma che nel 2002, le spese militari mondiali avevano raggiunto la cifra di 794 miliardi di dollari, ossia 128 dollari pro capite per ogni abitante del nostro pianeta. Fra i principali acquirenti c’erano e ci sono i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA, Russia, Cina, Gran Bretagna). Il bilancio ordi­nario dell’ONU si aggirava nel 2002 intorno al miliardo di dollari. In base a questi dati possiamo dire che gli stati del mondo mettono un miliardo di dollari per rea­lizzare la pace e 794 miliardi di dollari per preparare la guerra. Secondo Deldique, con questa sproporzione, la pace e la sicu­rezza sono solo degli artifici retorici e l’ONU esisterà veramente solo quando gli stati destineranno 1 miliardo alle spese militari e 794 miliardi per l’ONU e le sue agenzie[2].

Per Deldique e alcuni autori, l’ONU va semplicemente soppressa e smantellata. Per altri (Zolo, Murachvik) è necessario un suo drastico ridimensionamento.

Sul fronte opposto, i federalisti ritengono che sia necessario abbandonare l’ONU e le organizzazioni confederaliste e procedere verso la creazione di uno Stato Federale Mondiale con una Costituzione, un sistema legislativo statuale federale, un Congresso Mondiale, un esercito mondiale. I federalisti tornano alla ribalta tutte le volte che l’ONU entra in crisi o il Consiglio di Sicurezza è paralizzato dal diritto di veto incrociato dei Membri Permanenti.

I federalisti sostengono che le organizzazioni confederaliste siano troppo deboli rispetto agli stati sovrani e che siano destinate inevitabilmente o ad un’eterna agonia o alla dissoluzione.

Nel linguaggio del diritto internazionale, per confederazione si intende un’organizzazione in cui gli stati mantengono la loro soggettività e la loro sovranità. Sono i soli soggetti che possono partecipare all’organizzazione. I cittadini ne sono esclusi. L’ONU è tendenzialmente un’organizzazione confederalista. Al contrario, nella federazione, gli stati perdono la loro soggettività e devolvono ad un Governo federale materie come la difesa, la politica estera, la moneta. I cittadini partecipano alla Federazione eleggendo il Congresso. I due modelli più importanti attualmente sono gli Stati Uniti d’America e soprattutto l’India. Il sub-continente indiano conta 1,5 miliardi di persone che parlano 200 lingue diverse di cui solo 22 sono lingue ufficiali. Al suo interno sono rappresentate tutte le religioni del mondo.

Nel 2022 è stata ripubblicata dalla casa editrice La nave di Teseo, l’ultima opera di Giuseppe Antonio Borgese: Fondamenti della Repubblica Mondiale. Questa edizione contiene la prefazione del Prof. Sabino Cassese[3]. La pubblicazione in lingua italiana di quest’opera è di fondamentale importanza perché espone le idee e le tesi dei World federalists, ossia di quegli studiosi che propongono di istituire una grande Federazione Mondiale di Stati[4]. Il libro espone in modo molto dettagliato il Disegno preliminare di una Costituzione mondiale, un testo elaborato dall’autore insieme ad altri giuristi nell’agosto del 1945 (Chicago Draft). L’autore sottolinea che il Presidente di tale Stato Federale realizza una monarchia universale laica.

3. Il ritorno della teologia politica: Sayyd Qutb.

Il fondamentalismo islamico ha fatto irrompere nel mondo la teoria politica del Califfato. Uno dei principali sostenitori di tale soluzione è l’egiziano Sayyd Qutb, membro dei Fratelli Mussulmani, che fu condannato a morte nel 1966 sotto il governo di Nasser in Egitto. È considerato il padre ideologico di tutti i movimenti islamisti sunniti. Suo fratello è stato professore di Osama Bin Laden.

Sayyd Qutb fu inviato per ragioni politiche negli Stati Uniti d’America dove visse per un certo periodo. Studiò in importanti università americane ed ebbe modo anche di visitare anche i centri urbani più decentrati del Colorado. Rimase profondamente scosso dalla società americana e dal sistema capitalistico occidentale.

Riteneva che l’Islam fosse assolutamente incompatibile con la modernità e soprattutto con l’individualismo occidentale. Sosteneva che fosse un sistema giuridico completo e assolutamente coerente in grado di cogliere e superare le sfide del XX secolo.

Questo teologo era profondamente disperato per il crollo dell’Impero Ottomano, perché riteneva che solo il Sultano fosse l’ultimo regnante a vantare una vera discendenza dal Profeta Maometto. Con questo crollo, la comunità islamica era dispersa nel mondo, in preda alla fiacchezza nella fede e pronta ad imitare le mode dell’Occidente. La comunità islamica era divisa in recinti artificiali che avevano la forma di stati nazionali. Li considerava come l’elevazione a potenza dell’individualismo occidentale ed uno schiaffo al vero Islam. Riprendendo Al-Farabi e Platone, affermava che qualsiasi Stato in Medio Oriente sarebbe scivolato in tirannide e che l’individualismo avrebbe corrotto la società islamica. Profetizzava il crollo inevitabile di tali regimi e si scagliava principalmente con Gamal Nasser e il suo pan-arabismo.

Proponeva una forma di teologia politica e rispolverava una forma di monarchia universale ossia il Califfato. In questo genere di comunità sono le strutture collettive a prevalere sull’individuo, la sovranità appartiene da Dio e cala nel mondo attraverso la Rivelazione a Maometto e la legge è sacra fondata sull’obbedienza religiosa[5].


[1] In relazione alla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU vedi High Level Panel on Threats, Challenges and Change (https://digitallibrary.un.org/record/536113) e questa breve cronostoria (https://www.mofa.go.jp/files/100059111.pdf). Per la riforma delle peacekeeping operations segnaliamo il Brahimi Report (https://peacekeeping.un.org/sites/default/files/a_55_305_e_brahimi_report.pdf) e l’iniziativa del Segretario Generale dell’ONU Gutierrez (https://peacekeeping.un.org/en/action-for-peacekeeping-a4p).

[2] P.E. Deldique, Faut-il soupprimer l’Onu?, Hachette Litteratures, 2002.

[3] G.A. Borgese, I fondamenti della Repubblica mondiale, La Nave di Teseo, Milano, 2022.

[4] Per un’esposizione storica del federalismo è consigliabile la lettura di C. Malandrino, Federalismo. Storia, idee, modelli, Carocci Editori, Roma, 1998 e M. Albertini, Il federalismo, Il Mulino, Bologna, 1993.

[5] G. Kepel, Il profeta e il Faraone. I Fratelli mussulmani alle origini del movimento islamista, Editore Laterza, Bari, 2006, S.Qutb, Social Justice in Islam, Islamic Publication International, Kualalumpur, 2000, S.Qutb, In the Shade of Quran, si trova in https://archive.org/details/QuranTafsirInTheShadeOfTheQuranSayyidQutbEngAllVolIn1Pdf, S. Qutb, Amrika al-lati ra’ayt: fi mizan al-qiyyam al-insaniyah, in al-Risalah, no. 959 (19 November 1951) e A. A. Musallam, An Islamist’s Negative Reaction to America: Sayyid Qutb’s Journey, Experiences and Impressions of the United States (1948–1950), Journal of South Asian and Middle Eastern Studies , Vol. 40, No. 3 (2017), pp. 1-14.

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