Cultura

Roghi di libri

…un libro che uccide o per il quale gli uomini uccidono…

Guglielmo da Baskerville nel film Il nome della Rosa, tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco

L’Unesco ha istituito la Giornata mondiale del libro per promuovere la pubblicazione e la lettura dei libri e proteggere il diritto d’autore. Questa celebrazione, che si svolge il 23 aprile, ha un valore maggiore rispetto ad altre perché il libro è sia uno strumento di cultura sia il bersaglio della censura, dell’odio o dell’azione distruttrice di singoli o di gruppi organizzati, del potere politico o religioso.

Si apprezza veramente l’importanza della Giornata mondiale del Libro solo quando si ha piena e profonda cognizione delle complesse e terribili vicende che hanno coinvolto i libri e le biblioteche.

Negli ultimi decenni si è sviluppata un’ampia bibliografia sulla censura, sui roghi di libri e sulla distruzione delle biblioteche. È un filone di ricerca che non ha mai avuto il giusto risalto e l’attenzione che merita da parte dell’opinione pubblica. Ciò accade forse perché ci sono moltissimi libri e spesso molte famiglie faticano a trovare posto su dove collocarli all’interno delle abitazioni.

Raramente si ricorda che durante il XX secolo, il regime nazista di Adolf Hitler permise Bücherverbrennungen, i roghi di libri. Erano delle manifestazioni organizzate da un’associazione studentesca del partito durante la quale i libri considerati contrari all’identità della Germania venivano accatastati e bruciati. Arsero in varie piazze della Germania i libri di Brecht, di Einstein, di teorici socialisti, di pacifisti, di Zweig, di Heningway, di London… Sempre nello stesso periodo, una spedizione nazista attaccò l’Istituto di Sessuologia fondato da Magnus Hirschfeld, l’Einstein del sesso, e distrusse la sua biblioteca.

Questi eventi non sono solo manifestazioni tipiche di regimi totalitari, non sono solo eventi accaduti nel XX secolo. L’attività di censura sui libri, la persecuzione degli autori, la distruzione fisica delle copie di libri si perde nella notte dei tempi e comincia con la circolazione e la diffusione della cultura.

L’azione distruttrice nei confronti di libri, talvolta, è stata voluta e attuata da importanti intellettuali e filosofi. Si narra che Platone abbia fatto bruciare nell’Accademia le copie dei libri di Democrito, il padre dell’atomismo e inventore del termine cosmopolita e del cosmopolitismo.

In altri casi, la distruzione di biblioteche e di libri è stata opere di gruppi organizzati o del potere politico, come dimostrano le vicende della Biblioteca di Alessandria d’Egitto che fu oggetto di vari incendi e attacchi durante l’antichità. Una prima volta, una parte dei volumi finì in cenere durante la guerra tra Cesare e Pompeo. Successivamente fu incendiata in parte o subito dopo l’emanazione dell’Editto di Teodosio (391 d.C.) o qualche anno più tardi (400 d.C.). Questo incendio fu dovuto perché questa Biblioteca era il simbolo della cultura e della filosofia pagana e non era ammissibile la sua esistenza in un impero in cui il cristianesimo era, per legge, unica e sola religione dell’impero. Pare che nonostante questo attacco la Biblioteca abbia continuato ad operare almeno sino all’assedio da parte del Califfo Omar nel 642 d.C.. Alcuni studiosi ritengono che una parte di essa sia stata usata anche in epoca islamica e che sia stato oggetto di altri attacchi.  

Per chi vive in Italia, può tornare alla mente i falò delle vanità organizzati da Girolamo Savonarola a Firenze in cui sono stati bruciati sia libri, ma anche altri beni (vestiario e opere d’arte) che erano considerati contrarie alla teocrazia instaurata dal monaco. Nel 1534, Giovanni di Leida fece compiere a Munster roghi di libri ed impose una teocrazia in cui c’era una forma di comunismo di beni e delle donne. Meno noti sono altri eventi simili come il rogo delle opere di Jan Huss, dopo la sua condanna come eretico (XV secolo), e la distruzione della biblioteca di Jan Amos Komensky (Comenio) durante la Guerra dei Trent’anni.

La Chiesa Cattolica per molto tempo ha mantenuto e allargato l’Indice dei libri proibiti. In questo elenco sono stati inseriti scrittori come Ugo Foscolo, Jean Paul Sartre, filosofi come Bergson, Diderot e Voltaire, scienziati come Galileo Galilei.

In epoca vittoriana furono censurate e condannate le poesie di Algernon Charles Swinburne. Negli stessi anni, Oscar Wilde fu condannato per le sue condotte omosessuali con conseguente messa al bando delle sue opere.

L’elenco di opere censurate, bandite o distrutte è molto ampio. Di pari lunghezza è l’elenco di roghi di libri e di distruzioni di biblioteche. È un fenomeno globale. Solo attraverso la conoscenza di tali eventi, è possibile apprezzare il valore dei libri, degli intellettuali e della cultura.

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