EccellenzeL'Intervista

Margherita Ferrante: la ricerca scientifica per migliorare la qualità della vita

Innanzitutto, chi è Margherita Ferrante?

Margherita Ferrante è felicemente sposata con due splendidi figli e quattro meravigliosi nipoti. Nei suoi anni da studentessa, si è dedicata allo studio e alla ricerca e ha conseguito due lauree (biologia e medicina e chirurgia) e due specializzazioni (patologia generale e igiene e medicina preventiva). Dal 1978 ha frequentato l’allora istituto di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli studi di Catania, oggi confluito nel Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate “G. F. Ingrassia”.  Subito dopo la prima laurea nel 1980 si è dedicata anche molto alla didattica, crescendo con gli studenti in uno scambio continuo e meraviglioso che ancora oggi, dopo 43 anni di docenza, è il motore dell’entusiasmo e della passione che la contraddistinguono. Ha formato e portato alla stabilizzazione tanti giovani che ha cresciuto nei laboratori di Igiene Ambientale e degli Alimenti (LIAA), un fiore all’occhiello dell’Università di Catania. È diventata il punto di riferimento per l’Igiene Ambientale e per i temi Salute e Ambiente in campo nazionale e internazionale.

Un lungo percorso universitario e professionale. Quante le difficoltà e quali le soddisfazioni?

Dopo la responsabilità dei LIAA (2012) nel 2014 presenta domanda per il ruolo di Direttore della Struttura Complessa Igiene Ospedaliera presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele” oggi Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania. Il concorso viene ultimato nel gennaio 2016 e ripetuto ogni 5 anni come da normativa. Nel 2018 diventa Direttore del Registro Tumori Integrato Catania-Messina Enna e nel frattempo, diventa professore ordinario di Igiene Generale e Applicata. Oggi è membro e/o coordinatore di numerosi board nazionali e internazionali. Dal 1986, anno in cui entrò di ruolo all’Università, un lungo percorso professionale.  Le difficoltà sono state tante, legate al sesso, al provenire da una famiglia meravigliosa ma comune…, dall’essere ostacolati per interessi personali, dall’avere difficoltà agli avanzamenti di carriera perché per anni non si sono fatti concorsi in Sicilia, ecc… Nonostante tutto però non sono mancate grandi soddisfazioni sia in Famiglia che nel Lavoro. Lo scambio reciproco con studenti e giovani ricercatori, le soddisfazioni nel campo della docenza e della ricerca. Un brevetto Internazionale.

Le sue idee e i suoi programmi adesso.

Non avendo mai perso la passione e l’entusiasmo per il mio lavoro sono sempre piena di idee e di programmi. Sto lavorando molto sulla sostenibilità ambientale e sui temi della transizione energetica per il contrasto ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica fortemente necessaria al raggiungimento di un’azione univoca per la salute planetaria. Poiché ritengo importante che questi concetti passino alla comunità tutta, sto programmando una serie di attività sul territorio insieme a colleghi e a rappresentanti delle istituzioni locali, regionali, nazionali e internazionali mirate a coinvolgere le scuole, le associazioni di cittadini e vari enti ed aziende. Inoltre, ritengo che i nostri studi e le nostre indagini rappresentino passi concreti, per promuovere il frutto della ricerca italiana e per fare in modo che a fruirne sia prima di tutto la collettività. Pensi che i nostri studi sulle micro e nanoplastiche nei vegetali hanno sollevato una interrogazione al parlamento europeo a partire dalla quale c’è stata la forte spinta verso le normative che tutelano le acque dagli interferenti endocrini e dalle plastiche e che vanno verso la riduzione concreta dell’uso delle plastiche. Sto molto lavorando anche sulla spinta ad una corretta gestione dei rifiuti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute.

La Sicilia in particolare avrebbe necessità assoluta di un serio Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti che affronti il problema partendo dalla riprogettazione, minimizzazione, riuso, riciclo fino alla chiusura del ciclo con impianti di trattamento adeguati, moderni, rispettosi dell’ambiente e della salute della popolazione. Solo con una visione strategica di insieme che delinei da dove partiamo, chi siamo e chi vogliamo diventare si può arrivare per gradi ad avere una Regione civile, moderna e all’avanguardia.

L’Università in generale e quella di Catania in particolare: quali luci e quali ombre?

L’università in generale soffre di problemi crescenti poiché la meritocrazia è applicata sia agli studenti che alle progressioni di carriera in maniera perversa. Si esacerbano le diseguaglianze sociali e di genere per cui la capacità di una persona viene giudicata dal consenso che riesce a raccogliere fra i pari, o che già ha perché fa parte di uno specifico contesto da sempre, e non in base alle reali capacità individuali e alla capacità di trasferimento del know-how conoscitivo e scientifico dal proprio contesto alla realtà dei contesti di vita e di lavoro. Per le progressioni di carriera si è pesantemente legati ai punti organico che rendono sempre più svantaggiati atenei già in sofferenza e penalizzano persone eccellenti che sono costrette a seguire indirizzi obsoleti pur avendo tutti i numeri per eccellere e trainare l’Università di appartenenza verso le richieste crescenti di trasversalizzazione del sapere scientifico da parte del territorio.

L’Università di Catania in particolare, come molte università del Sud-Italia, soffre della incapacità di utilizzare i fondi in maniera totale, appropriata e in tempi compatibili con i tempi odierni. Inoltre, l’impoverimento in attività produttive e professionali fa si che i giovani, ancor prima della laurea nella maggioranza dei casi, decidano di andare al Nord-Italia o addirittura all’estero. Il che da un lato ci fa onore ma, dall’altro, ci impoverisce e indebolisce ancor più i nostri territori già pesantemente affetti dall’invecchiamento della popolazione e dal calo delle nascite.

L’Università come “mondo a sé” oppure importante risorsa per l’economia locale e non solo?

Ciò che rende particolare l’Università è la capacità di valorizzazione economica e sociale del patrimonio di conoscenze prodotto dai propri ricercatori. Non può restare chiusa in sé stessa, isolata. Solo l’Università può creare questo circuito virtuoso, ben sviluppato in altri paesi, grazie al quale un prodotto della conoscenza si trasforma in un prodotto utilizzabile dalla società intera, è quello che si chiama in altre parole trasferimento tecnologico dei frutti della ricerca scientifica e che può avvenire solo attraverso un’integrazione tra Accademia, Finanza e Industria, elementi chiave, la cui sinergia, da sola, può rivitalizzare le imprese e dare respiro alla nostra economia.

Cosa fare per aiutare i nostri giovani a fare ancora meglio e di più?

“La ricerca scientifica per la qualità della vita” un’idea che mi è stata trasmessa ed è divenuta il leit motiv del mio pensiero e della mia esistenza sin dal momento che entrai a far parte del gruppo di Igiene Ambientale nel lontano 1978.

Le teorie scientifiche vanno esaminate da molti  punti di vista e devono essere replicate in modo affidabile prima di essere assunte come valide è il concetto che tutt’oggi, e spero per molti anni ancora, cerco sempre di valorizzare e di trasmettere a tutti i giovani, che numerosissimi vengono a fare esperienza nei nostri laboratori; a loro e per loro abbiamo dedicato i nostri sforzi e insieme siamo riusciti a riunire tutti i laboratori nel LIAA che oggi affronta attività di monitoraggio e ricerca in tutti i campi dell’igiene ambientale e degli alimenti lavorando in sinergia con altri gruppi di ricerca e in accreditamento. Il nostro è l’unico laboratorio universitario di Igiene Ambientale e egli Alimenti in Italia accreditato con l’ente di certificazione Nazionale Accredia.  Il lavoro svolto è finalizzato a studi sulla popolazione, studi mirati a dare dati necessari alla corretta interpretazione di informazioni ambientali e alimentari, studi volti a dare strumenti per capire il grado di rischio o beneficio che emerge da situazioni ambientali e/o stili di vita per migliorare la percezione e la comunicazione del rischio. Stiamo, inoltre, cercando di divulgare le nostre linee di ricerca coinvolgendo ricercatori in ambito nazionale ed internazionale, dando così ai giovani studenti l’opportunità di respirare i grandi temi della salute planetaria e ai giovani in formazione post-laurea la possibilità di andare all’estero a collaborare in progetti di ricerca all’avanguardia e multidisciplinari fruendo di una formazione di alto livello tecnologico e professionale.

Essere donna è ancora motivo di penalizzazione e di ulteriore difficoltà nel mondo dell’Università e della Medicina?

Certo ancora oggi per le donne è difficile emergere solo per capacità e merito. Con le donne si parla e si tratta troppo spesso con mancanza di rispetto verso l’intelligenza e la dignità della persona e i carichi di lavoro familiare sono certamente maggiori soprattutto per la mancanza di strumenti utili a trovare la giusta conciliazione tra vita privata e professionale. Nel mondo della Medicina ciò è ancora più vero. Le logiche del “primo della classe” ad ogni costo e dell’interesse al “proprio orticello” in campo maschile continuano a prevalere sebbene le donne siano sempre più numerose, anche in posti di prestigio. Ancora lontane, a mio avviso, la pari dignità con la valorizzazione delle peculiari differenze di genere che possono insieme costruire percorsi più sostenibili e strategie di lungo periodo per la crescita e la progressione di esseri umani di un futuro che appartenga e dia spazio di realizzazione a tutti, senza differenze di genere, di età, di capacità, di provenienza e di disponibilità economiche.

Quali progetti realizzati dal suo Dipartimento e quali sono in corso d’opera?

Tanti i progetti realizzati dal mio gruppo di ricerca e molti in corso d’opera. In questo momento abbiamo in itinere molti progetti in collaborazione con enti e università a livello nazionale e internazionale. Tre finanziati su diverse call del PNC Nazionale, DECARB, sulla decarbonizzazione dei cicli industriali con implementazione della produzione di composti bioattivi utili per la prevenzione e la terapia di patologie cronico-degenerative, DARE, sulla prevenzione digitale di lunga durata attraverso il collegamento di dati sanitari e ambientali a livello nazionale, e PREV-A 2022, volto ad raggiungimento dei target internazionali di sviluppo sostenibile, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nelle città italiane, promuovendo un approccio “health and equity centered” nella pianificazione delle politiche e degli interventi a livello locale, dando priorità a misure “evidence-based” associate ai maggiori benefici diretti e indiretti in termini di salute, in grado al contempo di ridurre le disuguaglianze sociali e di genere. Uno finanziato dalla Regione con fondi europei FEAMP, 2014-2021, SAMPEI, per la valorizzazione delle risorse idriche per l’ottimizzazione dell’acquacoltura in ambiente lacustre attraverso la realizzazione di un modello intensivo auto-depurante per l’ingrasso negli invasi aziendali. Diversi in itinere senza finanziamenti e alcuni sottomessi a call europee e nazionali in attesa di valutazione. I progetti di dottorato e gli assegni di ricerca vedono diversi giovani laureati impegnati in temi innovativi come l’uso delle alghe per aumentare la sostenibilità ambientale, la determinazione delle micro e nanoplastiche nell’ambiente e negli organismi viventi per aumentare le conoscenze sulla dispersione delle plastiche nell’ambiente, sui loro effetti sull’ambiente e sulla salute e per la validazione di sistemi per la eliminazione delle plastiche dall’ambiente.

La cultura, quella “classica” ma anche quella scientifica, che ruolo può giocare nel futuro della Sicilia e dell’Italia?

Il Prof. Giannini, collega docente di storia moderna all’Università di Teramo, dice che la cultura classica educa “al pensiero critico”, abitua “a spiegare la complessità del mondo che ci circonda” e costituisce “il vaccino culturale fondamentale contro ogni fanatismo, integralismo e razzismo, poiché ci insegnano che per imparare di più su noi stessi dobbiamo conoscere ciò che è fuori di noi e rispettare, anche se non lo condividiamo, ciò che è altro da noi”. Non c’è progresso civile ed economico senza cultura umanistica. Ma d’altra parte anche la ricerca scientifica e quindi la cultura scientifica hanno subito un drastico declino per carenza di fondi dedicati alla ricerca di base fondamentale per il progresso scientifico così come la formazione umanistica. Viene meno così la capacità critica lasciando spazio alla presunzione e all’ignoranza, a chi avendo ben studiato su internet sa più di chi si è formato e si è dedicato ad un tema per tutta una vita. Per me sapere umanistico e sapere scientifico si coniugano e sono fondamentali l’uno per dare la capacità di crescere nella comprensione critica della realtà che ci circonda, l’altro per dare la capacità di spingere la realtà che ci circonda verso un progresso razionale e sostenibile.

Un sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto? In realtà ne ho due. Uno vedere crescere e realizzarsi i miei adorati nipoti. L’altro continuare a vivere in mezzo ai giovani il più a lungo possibile. I bambini sono il nostro futuro senza preconcetti e malizie, i giovani sono il nostro futuro come sappiamo costruirlo, se ce la facciamo ad essere arco flessibile che li può lanciare dove le loro inclinazioni possono avere spazio e libertà di realizzazione.

Foto scattata in occasione della consegna del Premio nazionale Unindustria “ITWIIN 2022” promosso dall’Associazione italiana Donne Inventrici e Innovatrici, finalizzato a facilitare e a far emergere il talento femminile, valorizzando ancora di più il fondamentale contributo delle donne all’innovazione, alla creatività e all’invenzione nel mondo della ricerca, dell’impresa, della formazione.

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