Spettacoli

Lina Sastri interpreta Federico García Lorca in “Nozze di sangue”

In scena alla Sala Verga del Teatro Stabile di Catania “Nozze di sangue” di Federico García Lorca. Uno spettacolo di prosa, danza e canto con l’adattamento e la regia di Lluís Pasqual.
Interpreti: Lina Sastri (madre, sposa); Roberta Amato (moglie di Leonardo); Giovanni Arezzo (sposo); Ludovico Caldarera (il padre della sposa); Alessandra Costanzo (vicina, suocera, domestica, vecchia); Elvio La Pira (luna, uomo); Gaia Lo Vecchio (donna); Giacinto Palmarini (Leonardo); Floriana Patti (morte, donna); Alessandro Pizzuto (uomo); Sonny Rizzo (uomo); Riccardo Garcia Rubì (chitarra); Carmine Nobile (chitarra); Gabriele Gagliarini (percussioni). Coreografia Nuria Castejon; scene Marta Crisolini Malatesta; costumi Franca Squarciapino; light designer Pascal Merat; maestro di canto Salvo Disca; aiuto regia Lucia Rocco; assistente alle scene Francesca Tunno; assistente ai costumi Anna Verde.
Produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile Palermo
Con la collaborazione di Giovanni Soresi e Gianni Garrera.
Nella sua breve vita (1898-1936), prima che venisse fucilato dai nazionalisti di Franco durante la Guerra Civile (le sue spoglie non furono mai trovate) il poeta, drammaturgo e musicista spagnolo Federico García Lorca espresse il suo genio attraverso una ricchissima produzione letteraria.
Significativo esponente di quella ‘generazione del ‘27’ che introdusse nella Spagna della ‘Etad de Plata’ le avanguardie artistiche (simbolismo, futurismo, surrealismo…) ebbe tuttavia una vita segnata, dalla fine degli anni ’20, dalla depressione, dalla sofferenza e dalla sua conflittuale omosessualità.
Anche per questo lasciava la Spagna per New York e Cuba.
Tornato in patria all’inizio degli anni ’30, dopo la dittatura di Primo de Rivera, con lo scoppio della Guerra Civile sarebbe andato incontro al suo destino di morte.
Per la polizia franchista queste furono le ragioni dell’esecuzione: “massone appartenente alla loggia Alhambra praticava l’omosessualità e altre aberrazioni”!
Solo nel 1975 dopo la morte di Franco, che aveva messo al bando le sue opere, a García Lorca è stato riconosciuto il suo posto nella vita culturale e politica spagnola e mondiale.
La produzione teatrale di Garcia Lorca cominciò presto, ma divenne matura negli anni ’30 quando scrisse alcune tragedie con al centro donne anticonvenzionali, pronte all’estremo sacrificio per vivere i propri sentimenti contro i pregiudizi e le ipocrisie.
È nota soprattutto la sua trilogia sulla ribellione delle donne alla loro tradizionale sottomissione: Nozze di sangue, Yerma e La casa Bernarda Alba.
Se Yerma, rifiutando la sua ‘presunta’ sterilità uccide il borioso e maschilista marito, se Adela, la figlia minore di Bernarda preferisce il suicidio, ammantato di silenzio, all’amore negato, in ‘Nozze di sangue’ (rappresentata per la prima volta l’8 marzo 1933 al teatro Beatriz di Madrid dalla compagnia di Josefina Díaz de Artigaz la Sposa fugge con il suo amato il dì delle nozze.
“Nozze di sangue – scrive Lluís Pasqual, massimo esperto di Lorca – uno dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo, non è altro che la ‘cronaca di un fatto di vita’ raccontato da un poeta”.
Nella rilettura di Pasqual la scena si apre su un interno inconfondibilmente andaluso.
Seduti in cerchio tutti gli attori sono presenti in un clima di festa allietata dalle esecuzioni di tre musicisti, da tradizionali danze e struggenti scene di flamenco.
Entra in scena l’eclettica Lina Sastri carica della sua tragica e sensuale recitazione ondeggiante tra eros e thanatos, capace di sdoppiarsi e ricomporsi, di interpretare contemporaneamente due ruoli: la Madre e la Sposa.
La Madre, a cui sono stati uccisi il marito e un figlio in una faida, prepara le nozze del figlio superstite con una giovane contadina ‘chiacchierata’ a causa di un passato fidanzamento con Leonardo, ormai sposato con una cugina della ‘novia’ e padre.
Il giorno della festa la Sposa si apparta per un breve riposo.
In realtà scappa con il suo ‘impossibile’ amore inseguita dallo Sposo in una fuga verso l’ineluttabile morte: “con un cuchillo…se mataron los dos hombres del amor…”.
Ma la Sposa – la Sastri, camaleonticamente calata nei due personaggi – tornerà a confrontarsi, in un frenetico e indissolubile ‘unicum’, con la Madre e a piangere i due uomini.
Lorca – conclude il regista – trasforma il racconto dei fatti in “un urlo contro qualsiasi convenzione nel campo dell’amore e un grido di libertà nel seguire la passione che brucia due cuori e due corpi in una stessa fiamma… due vittime, due donne: la fidanzata e la madre. Quelle che restano e che dovranno trascinarsi a vita il dolore e le ferite…”.
E il pianto:
Le lacrime imbavagliano il vento
E altro non s’ode che il pianto
.
(Federico Garcia Lorca “Casida del pianto”).

Foto di Antonio Parrinello

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