Cronaca

Acireale, la terrazza di Villa Belvedere intitolata a Angelo D’Arrigo

Un filo invisibile ha legato l’idea di libertà, la musica e la memoria nell’evento che si è tenuto nella Villa Belvedere di Acireale: il 25 aprile la terrazza del giardino pubblico acese è stata intitolata a Angelo D’Arrigo, noto deltaplanista etneo, alla presenza della storica band italiana Premiata Torneria Marconi, che ha dedicato un tributo straordinario al famoso aviatore catanese, uno degli otto “quadri musicali” di “Stati d’Immaginazione” dal titolo “Il sogno di Leonardo” , una reprise con immagini speciali di Angelo D’Arrigo e musiche appositamente composte. La musica in volo sulle ali della libertà sembra essere la riassuntiva di una cerimonia sentita e partecipata oltre che dalla presenza della classe dirigente acese, dalla famiglia, dagli amici e di quanti lo stimarono e imitarono per la sua ecclettica personalità. Una finestra sul mar Jonio intitolata all’Icaro siciliano le cui ali si sciolsero il 26 marzo 2006, non a motivo di vanità come nel leggendario racconto, ma per un destino beffardo che lo consegnò al mito. La figura del noto pilota, etologo e scienziato del volo, è stata più volte e in svariati contesti celebrata quale esempio di vita spesa alla ricerca dell’infinito, di quel senso di leggerezza che sposandosi con l’interesse e lo studio comparato dei comportamenti animali, soprattutto dei volatili, unitamente alla sua passione per il volo come un moderno Leonardo Da Vinci, gli conferì il titolo di “uomo nato per volare”, e ancora “l’uomo che volava con le aquile”. Tra i più importanti il documentario di Marco Visalberghi “Nati per volare”, dedicato alla sua battaglia per la salvaguardia dei condor, presentato in anteprima mondiale nel 2007, prodotto da Doc-Lab National Geographic Channel, in associazione con Rai Uno. Il documentario è stato trasmesso dalla televisione satellitare Discovery Channel. Della durata di 90 minuti, per i primi 2/3 racconta dell’anno passato da D’Arrigo a crescere, come un vero e proprio padre adottivo, due condor, la femmina Maya e il maschio Inca presi in uova ancora da schiudersi in Perù e cresciuti nella sua Sicilia a Fiumefreddo. D’Arrigo si prepara a volare con loro sopra i 10.000 metri di altitudine (per questo si allena quasi quotidianamente sulla sua montagna, l’Etna), per poi reintegrarli nel loro habitat naturale. La morte prematura non metterà fine al suo progetto: la moglie Laura Mancuso realizzerà il suo sogno, come racconta nel libro “In volo senza confini – Una storia d’amore, di volo e di condor”, edito da Corbaccio nel 2009. Sulle orme del padre, Gabriele D’Arrigo è presidente dell’Associazione sportiva Etna Fly, scuola nazionale di volo, riferimento siciliano per il volo libero, fondata dal padre Angelo. Nel 2004 il regista Fabio Toncelli nel documentario Flying over Everest, racconta il volo di D’Arrigo sopra l’Everest, in compagnia di un’aquila nepalese. E ancora il videogiornalista Emanuele Angiuli ha raccontato nel documentario “Un angelo tra le nuvole”, presentato alla 58ª edizione del Trento Film festival (29 aprile – 9 maggio 2010) due passaggi del suo “Progetto Metamorfosi”: il primo, un volo lungo le rotte dei rapaci migratori, che ogni primavera partono dal Sahara e attraversano il Mediterraneo fino a raggiungere il Nord Europa; il secondo, la reintroduzione in natura di un gruppo di gru siberiane nate in cattività, con un viaggio attraverso la Siberia. Adesso il meraviglioso affaccio sul mar Jonio rappresenta quasi una sorta di connessione tra il mare e quel cielo dove D’Arrigo ha compiuto le sue straordinarie imprese, porterà il nome dell’aviatore siciliano. “Sono felice- ha detto Laura Mancuso- che questo bellissimo luogo possa da oggi in poi essere legato al nome di Angelo. Il suo ricordo è ancora vivo nella mente di tanti, di chi grazie alle sue gesta ha compreso che anche un uomo poteva volare e come i limiti con cui ci confrontiamo quotidianamente possano essere affrontati e superati. Ringraziamo l’Amministrazione comunale del sindaco Alì – ha concluso Laura Mancuso – per questa intitolazione. Siamo certi che anche grazie a essa il nome di Angelo continuerà a essere ricordato e conosciuto pure dalle nuove generazioni “. Il Sindaco Alì ha aggiunto che: “L’angolo più suggestivo della nostra Villa Belvedere bene si addice ad una figura di prestigio come quella di Angelo D’Arrigo, un autentico personaggio di spicco anche sul piano scientifico, che tanto lustro ha dato alla nostra terra”.
Note biografiche.
Nato a Catania nel 1961 e laureato all’Università dello Sport di Parigi nel 1981, Angelo D’Arrigo raggiunse importanti risultati, in particolare nel volo libero e ultraleggero. Dopo dieci anni nella squadra nazionale e due titoli mondiali con il deltaplano a motore, l’aviatore catanese decise di abbandonare la competizione per dare vita a qualcosa di più ambizioso: Metamorphosis era il progetto ambientale, teso alla reintroduzione in natura di rapaci in via di estinzione, umano, trasformare l’uomo in uccello in volo. Nel 2001 Angelo D’Arrigo conquistava un primato mondiale volando sulla rotta dei falchi migratori, dal Sahara alla Sicilia, a bordo di un deltaplano senza motore e in compagnia della sua Aquila delle Steppe. Nel 2002 con Siberian Migration Angelo segnava un doppio record internazionale: record sportivo per il volo in deltaplano più lungo della storia, e record protezionistico, per la prima volta un uomo guidava una migrazione di gru siberiane per favorirne il ripopolamento. Nel 2004 raggiungendo, durante la spedizione nella valle dell’Everest con la sua Aquila Nepalensis nata in cattività, i 9.000 metri, conquista un altro primato nel volo libero mondiale. La missione era finalizzata al rilancio dello sviluppo di questa specie nel proprio habitat, l’Himalaya. Nel 2006 avrebbe dovuto concludere la quarta tappa: “On the wings of condor”, la trasvolata della Cordigliera delle Ande con Inca e Maya, i due condor provenienti dal Breeding Center di Vienna. Assistito dall’equipe di Medicina aerospaziale dell’Aeronautica militare italiana, aveva sviluppato una particolare tecnica di respirazione, il Pranayama, per garantire una corretta ossigenazione anche a 10.000 metri. Con il pre-test del volo, denominato Aconcagua Xp 2005, Angelo D’Arrigo, dimostrò l’esattezza di quanto progettato dal suo team, e volando oltre la cima più elevata della Cordigliera Andina conquistò il titolo di “Condor dell’Aconcagua”. La fase finale del progetto, la liberazione dei condor il 21 luglio del 2006 fu opera della Fondazione D’Arrigo, istituita dalla moglie Laura Mancuso all’indomani della morte del D’Arrigo avvenuta a Comiso nel marzo dello stesso anno, per uno sciagurato incidente aereo.

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