L’uomo è fatto per comunicare e per amare

L’uomo è fatto per comunicare e per amare. Il verbo comunicare ci rimanda ad un altro termine dalla stessa radice che è comunione. Il comunicare autentico non è solo un’esigenza per la sopravvivenza di una comunità, ma è anche un dono di partecipazione al mistero di Dio che è comunione e comunicazione.
La fede va comunicata per essere trasmessa alle nuove generazioni. Comunicare significa rendere partecipe, rendere comune e questo può attuarsi solo attraverso l’interscambio di informazioni e la codificazione e decodificazione del significato, del senso di eventi e comportamenti.
Nella comunicazione c’è sempre un emittente ed un ricevente, un percorso di andata e ritorno.
L’amore di Dio si fa appello e la risposta dell’uomo dovrebbe essere risposta a questo dono interpellante.
In un tempo come il nostro,caratterizzato da un radicale trapasso culturale e da un diffuso pluralismo, l’evangelizzazione risulta per i più scevra di messaggio ed unidirezionale,”monotamente ripetitiva ed inautentica dinanzi ad un popolo inoffensivo”.(Karl Rahner )
Questo purtroppo avviene perchè molti codici adottati si rivelano sovente indecifrabili per molti uomini di oggi.
Ma anche coloro che accolgono questo messaggio reagiscono all’informazione cercando di tradurre l’esperienza di fede in un progetto di vita che adotta codici simbolici soggettivi che non consentono alla Chiesa di percepire correttamente la loro risposta.
La Parola di Dio non è un paradigma di contenuti da travasare in altri contenitori o da tradurre in moduli diversi.
La Parola di Dio AMA, SALVA e FA VIVERE.
È per tutti, non è esclusivamente di nessuno.
È una parola che non patisce alcuna usura e che stupisce e meraviglia chi l’ascolta.
Fa ciò che dice, mantiene ciò che promette,
partorisce una speranza certa.
È una Parola che penetra nel vissuto dell’uomo, che lo incontra.
Evangelizzare pertanto vuol dire educare fraternamente ogni uomo a guardare il mondo con gli occhi del suo Creatore, che sono più umani dei nostri.
I misteri della fede non sono intoccabili commi giuridici, nè realtà da manipolare a nostro piacimento.
La Parola di Dio va ruminata per poi sfociare in un discernimento dello Spirito, dal quale nasce la grazia della parresìa evangelica, quel parlare chiaro e franco proprio della profezia, che si rifà al sì sì, no no del Vangelo.
Se delle nostre parole di troppo dobbiamo rendere conto al tribunale della storia, dei nostri silenzi omertosi dovremo rendere conto al tribunale di Dio.
Credere alla Parola di Dio per un cristiano non vuol dire fuggire dal mondo, ma camminare con il mondo verso il futuro di Cristo con ferma speranza.
Nella nostra società civile ç’è un’economia sommersa di bontà, di domanda di bene e di onestà che le aggregazioni ecclesiali, divenendo
“centri di produzione di senso”, stanno riportando in superfice con ingegnosa maestria.
Papa Francesco ci ha più volte suggerito.di riscoprire il linguaggio del cuore e di lasciarci consigliare da ciò che ci circonda.
Solo stupendoci stupiremo noi stessi e chi incontriamo.
Il linguaggio del cuore è l’armonia delle note che creano una sinfonia, una connessione indispensabile per rispettare, accogliere ed amare.
Don Tonino Bello invitava i cattolici a fare tabula rasa, a ripulire il lessico dalla muffa, a liberarlo dalle incrostazioni di secoli di tradizione e di cattivo utilizzo per adottare un linguaggio capace di aprire i cuori al bene ed alla solidarietà.
“I cattolici – ribadiva il profeta pugliese – devono essere instancabili predicatori.della gentilezza, devono usare parole di speranza, cercare la meraviglia sui volti sconosciuti dell’altro, nel sonno senza sogni dei poveri. Devono essere narratori di vita, di coraggio, di estasi, di innocenza e di utopia che sono i mattoni indispensabili dell’interazione e dell’inclusione, che invece di erigere muri, aprono finestre e costruiscono ponti”.
Sposando il pensiero di Don Tonino, il nostro sogno diurno deve essere quello di divenire coltivatori della bellezza quotidiana e strenui
difensori e sostenitori dell’attitudine allo stupore che nessuna IA può somministrarci.