“L’altro Puccini” per celebrare il 135° anniversario del Teatro Massimo “Bellini”

“L’altro Puccini” per celebrare il 135° anniversario dell’inaugurazione del Teatro Massimo “Bellini”. Direttore Fabrizio Maria Carminati. Tenore Sung Kyu Park. Baritono Giorgio Caoduro. Celebrazione dell’inaugurazione del Teatro Massimo Bellini (31 maggio 1890). In memoria di Carlo Sada. Giacomo Puccini: Inno a Roma, Giuseppe Verdi: Inno delle nazioni, Giacomo Puccini, Capriccio sinfonico e Messa di Gloria. Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Il Teatro Massimo “ Bellini” (orchestra di 105 professori, coro di 84 voci, sala di milleduecento posti, 4 ordini di palchi e galleria), costruito su progetto dell’architetto milanese Carlo Sada, fu inaugurato 135 anni fa, il 31 maggio 1890.
Già nel ‘700, dopo il ‘terribile tremuoto’ del 1693, si cominciava a parlare dell’esigenza di un “Gran Teatro Municipale” o, almeno di un “Teatro Comunale Provvisorio”, utilizzando all’uopo un vecchio magazzino alla Marina, inaugurato nel 1822 e distrutto nel 1943 da un bombardamento aereo.
Ad avviare i lavori fu l’architetto Salvatore Zahra Buda scegliendo il luogo: piazza Nuovaluce, di fronte al monastero di Santa Maria di Nuovaluce; ma i lavori dovettero essere interrotti per dirottare i fondi sulla costruzione di un molo ritenuto indispensabile per la difesa. Nel 1870 finalmente all’architetto Andrea Scala, veniva dato l’incarico di individuare il sito definitivo stanziando, nel 1880, 605.000 lire.
L’inaugurazione ebbe luogo il 31 maggio del 1890 con “Norma”, in omaggio al Cigno catanese.
Con l’avvento del fascismo la gestione passò al Sindacato nazionale orchestrale fascista.
La II guerra mondiale impose la chiusura del Teatro fino al 1944.
Nel 1966 la gestione del “Bellini” veniva assunta dal Comune di Catania e nel1986 il Teatro Massimo Bellini diventava Ente Autonomo Regionale.
Nel marzo 2002 il Teatro si trasformerà in Fondazione, e nel 2007 in Ente Lirico Regionale.
L’attuale Sovrintendente è Giovanni Cultrera e Direttore artistico Fabrizio Maria Carminati.
Il programma prevede l’esecuzione del pezzo “Inno delle nazioni” per tenore e coro di Giuseppe Verdi, pagina di ispirazione patriottica composta nel 1862 per l’Esposizione Universale di Londra. Seguono tre composizioni di Giacomo Puccini: “Inno a Roma” per tenore e coro, “Capriccio sinfonico” – brano orchestrale del 1883, prova accademica del compositore al Conservatorio di Milano – e la “Messa di Gloria” per tenore, baritono, coro e orchestra. Quest’ultima, composta nel 1880, costituisce uno dei rari esempi di produzione sacra giovanile di Puccini, rimasta a lungo dimenticata e riscoperta solo nel Novecento.
In occasione del 135° anniversario dell’inaugurazione, avvenuta il 31 maggio 1890, il Teatro Massimo Bellini rende omaggio alla propria storia con il concerto sinfonico corale “L’altro Puccini” dedicato al grande compositore lucchese, alle sue composizioni giovanili e meno conosciute che segnarono le tappe della sua formazione.
A interpretare le parti solistiche sono state due voci di eccellenza: il tenore Sung Kyu Park e il baritono verdiano e mozartiano Giorgio Caoduro accompagnati dall’Orchestra e dal Coro affidati, rispettivamente, alla bacchetta di Fabrizio Maria Carminati e al maestro Luigi Petrozziello.
Il Sovrintendente del Teatro, Giovanni Cultrera di Montesano, commenta: “Con questo concerto vogliamo celebrare non solo l’anniversario del nostro teatro, ma anche la profondità artistica di un Puccini meno conosciuto, che merita di essere riscoperto. La scelta di includere lavori come la ‘Messa di Gloria’ e il ‘Capriccio sinfonico’ testimonia il nostro impegno a proporre repertori di qualità. Repertori che possano sorprendere e coinvolgere il nostro pubblico. È anche un modo per onorare l’eredità di Carlo Sada, la cui visione ha dato forma a questo luogo straordinario, cuore pulsante della vita culturale catanese.”
Ad aprire il concerto è stato “Inno a Roma” per tenore, coro e orchestra, scritto da Puccini, con accenti lirici e patriottici, nel 1919, su testo di Fausto Salvatori.
Si tratta di un salto in avanti rispetto al secondo pezzo del mentore musicale del nostro Giacomo: Giuseppe Verdi, autore di “Inno delle nazioni”, con testo dell’allora ventenne Arrigo Boito – segnalato dalla contessa Clara Maffei- commissionato al maestro di Busseto nel 1862 per l’Esposizione Universale di Londra. Gli inni di Italia, Francia e Inghilterra, tra lirismo e toni eroici, simboleggiano la fratellanza tra i popoli in nome della pace e dell’amicizia: un atto rivoluzionario.
Riallacciandoci agli esordi, con il “Capriccio sinfonico” del 1883, il giovane Giacomo si diplomò al Conservatorio di Milano e la “Messa di Gloria” dell’appena ventiduenne musicista fu la prova finale al conservatorio di Lucca.
Fu richiesto dal Sindaco della Capitale, Prospero Colonna, sul modello del Carmen soecolare di oraziana memoria per celebrare, nel 1919, la vittoria italiana nella I guerra mondiale il discutibile “Inno a Roma”, su testo di Fausto Salvatori.
Questo pezzo tende a far riaprire la discussione sulle ipotetiche tendenze politiche dell’autore che nato pochi anni prima dell’Unità d’Italia e morto quando il regime fascista decollava, attraversò un periodo storico complicato e turbolento senza voler prendere posizioni nette, ma con la percezione del contesto in cui viveva e dei suoi cambiamenti.
Accusato di germanofilia volle chiarire che era solo ammiratore di Bismark, uomo autoritario, nazionalista, contrario alla socialdemocrazia e capace di imporre l’ordine: “Tu conosci i miei sentimenti e sai anche che benché io sia un germanofilo non ho voluto mai mostrarmi pubblicamente né per una né per l’altra parte …Ch’io sia e sia sempre stato un germanofilo – non nel senso stolto e plebeo che m’hanno voluto attribuire, ma in quello di ammiratore della Germania – è verità sacrosanta. Sono dunque un germanofilo …in quanto la Germania era lo stato meglio governato, che avrebbe dovuto servire di modello agli altri. Non credo alla democrazia, perché non credo alla possibilità di educare le masse”.
Puccini afferma, così, la sua inclinazione all’autoritarismo: “Io sono per lo Stato forte” che deve essere guidato dall’ élite, ma assolutamente contrario alla guerra.
La sua ammirazione va soprattutto all’Inghilterra: “Che paese di ricchezza questo in confronto alla nostra povera Italia! Loro sì hanno veramente vinto la guerra. Noi no! Come è ingiusto questo, dopo tanti sacrifici che abbiamo fatto…Come rimpiango i giorni di Londra! Qui tutto è marcio, si vive male, senza ordine, senza nessuna protezione statale, dicono che Giolitti farà, farà, ma per ora son dolori. Come ho voglia di vivere all’estero!”
Gli scioperi del biennio rosso fecero prendere coscienza della crisi, “Quei fascisti come tu saprai vogliono il potere. Vedremo se riusciranno a rimettere questo nostro bello e grande paese in ordine, ma lo temo…
E Mussolini? Sia quello che ci vuole! Ben venga se svecchierà e darà un po’ di calma al nostro paese! Chi sa se Mussolini metterà un po’ d’ordine anche economico? Io lo spero.”
Poco sappiamo circa l’iscrizione di Puccini al partito fascista: “Gli avevano dato la tessera fascista ad honorem: aveva granitica fede in Benito Mussolini.”
Ribadisce ancora una volta il Maestro: “Ecco perché sono fascista: perché spero che il fascismo realizzi in Italia, per il bene del Paese, il modello statale germanico dell’anteguerra.”.
Sin dal 1919 Puccini aveva tentato di diventare senatore.
Nel settembre 1924, due mesi prima di morire, Puccini ha la sua ultima grande soddisfazione: quella, appunto, di essere nominato ‘Senatore del Regno’.
Nell’intervista che ci ha concesso, il Maestro Carminati, dopo aver sottolineato la bellezza e la perfetta acustica del “Bellini”, afferma che già a vent’anni Puccini scriveva meraviglie in cui troviamo tracce delle sue opere più importanti, “la proiezione di una stella cometa”. Si ritrova la liturgia e il senso della vita da parte di un uomo che ha vissuto di passioni e che entra nelle viscere della fede elevando il nostro spirito in un momento in cui in cui abbiamo bisogno di pace.
L’inno di Verdi poi è pieno di senso patriottico.
Noi tutti guardiamo al futuro del Teatro e della sua qualità; nel momento della crisi si trova la reazione e il miglioramento!
Parole importanti e significative per celebrare il nostro Teatro nel 135° anniversario della sua inaugurazione.
Gli applausi prolungati del pubblico hanno dimostrato ampiamente il gradimento per questo evento!
Foto e video di Lorenzo Davide Sgroi