Scienze

Tarli musicali: in ear or mind?

Dal latino tarmes-cariolus. Può indicare comunemente gli adulti e le larve di alcuni insetti che vivono nel legno secco o fresco, scavandovi gallerie: sono per lo più noti per i loro richiami sessuali (il picchettìo detto orologio della morte) e per le gallerie scavate dalle larve degli adulti che possono danneggiare talvolta gravemente mobili e sculture di legno. Oppure, in similitudini, come termine di confronto di pene segrete e continue, quindi, metaforicamente, dolore, tormento continuo e segreto: il tarlo del dubbio, del rimorso, della gelosia, dell’invidia: “Or freddo, assiduo, del pensiero il tarlo/ mi trafora il cervello”(Carducci).
Stavo parlando tranquillamente al telefono, quando improvvisamente alla mia mente è apparsa l’immagine di un buonissimo gelato al caramello e pochi istanti dopo rimbombava tra le pareti della mia mente il motivo di una vecchia pubblicità.
Sarà stata una coincidenza per associazione?
Come la mia mente ha rispolverato un così vecchio ricordo?
A volte capita che con prepotenza si presentino nella nostra mente delle melodie familiari che si ripetono, spesso in maniera casuale, apparentemente priva di un collegamento logico. I ricercatori tedeschi di fine ‘800 chiamano questo fenomeno ohrwurn ovvero tarlo dell’orecchio, molto più comune di quanto si creda ma poco attenzionato e analizzato. Ma perché si appiccica, che cos’è e come far sì che non ci tormenti?
Molti di questi casi specifici sono legati a temi musicali di film o pubblicità e non si tratta di una coincidenza poiché queste melodie, infatti, sono pensate per accalappiare l’orecchio e la mente dell’ascoltatore; da questo deriva il termine inglese earworms, “tarli dell’orecchio”, meglio definito come brainworms, “tarli del cervello”.
L’orecchio è soltanto lo strumento attraverso il quale la musica e più in generale qualsiasi suono e rumore vengono percepiti dal nostro corpo, ma il centro di controllo responsabile di tutti gli impulsi che conserva ogni singolo attimo della propria vita è il cervello; i ricordi non possono essere mai totalmente cancellati, avranno sempre una piccola impronta marchiata sulle nostre pareti cerebrali, apparentemente scomparsi fanno la loro comparsa in momenti possibilmente innocui, stimolati o no da qualcosa di correlato.
Nel corso della storia sono state fatte numerose indagini per tentare di dare spiegazioni quantomeno razionali e scientifiche a tali fenomeni, si è infatti scoperto in chi è affetto da determinate condizioni neurologiche che i tarli possono ottenere un’impronta maggiore, attecchendo con ulteriore forza.
Uno degli esempi più comuni è quello dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson. In “Musicofilia” si racconta di una donna- si tratta di una musicista di talento con una forma leggera di parkinsonismo- la quale dopo essersi ammalata diventò “soggetta a brevi melodie o ritmi ripetitivi e irritanti che udiva nella mente e in risposta ai quali muoveva le dita delle mani e dei piedi in modo compulsivo”
Così i tarli ricordano anche altri casi specifici che riguardano persone con segni di autismo, con sindrome di Tourette o con OCD. Carl Bennett, chirurgo con la sindrome di Tourette, sulla base di quanto ci tramanda Oliver Sacks, afferma che “ogni nome strano, ogni suono particolare può cominciare a ripetersi, e mi fa partire. Mi fisso su una parola per due o tre mesi; poi, una mattina, mi accorgo che se n’è andata, e al suo posto ce n’è un’altra”.
Tuttavia la ripetizione automatica di frasi universali, pur non escludendo casi come quelli appena riportati, è un fenomeno universale. Sulla base di alcuni sondaggi effettuati qualche anno fa dal giovane studente di Cambridge Sean Bennett, si stima che il 98,2% delle persone sa di cosa si tratta. I più esposti sono proprio i giovani che ascoltano molta musica, per alcuni risulta un piacevole sottofondo musicale, mentre per altri diventa un fastidioso ritornello ossessivo dal quale non ci si riesce a liberare.
Spesso si tratta di spezzoni di 15-30 secondi, con precise caratteristiche musicali: ripetitività di determinate strutture come i ritornelli, la semplicità melodica, il ritmo etc… Tutti questi fattori sono infatti studiati da chi si occupa di marketing per trasmettere dei concetti, per vendere come si faceva negli anni ‘60/‘70. Si tratta dunque di un vero e proprio strumento mnemonico che spiega un nuovo tipo di memoria, definita ancora una volta da Bennett audio-eidetica, nella quale la musica stimola il ricordo delle parole o di determinati avvenimenti e immagini.

Articoli correlati

Back to top button