La Casa del Granella, la casa stregata di Agrigento
I fantasmi da sempre hanno alimentato la cultura popolare che, anche se prima vista può sembrare originata solo da una ingenua fantasia nata da dicerie e superstizioni, in realtà trae la propria veridicità dalla insita necessità dell’essere umano di sapere che la vita non finisce con la morte del corpo e che esiste una dimensione ultraterrena e immortale.
Esigenza imprescindibile dell’animo umano che anela a una dimensione trascendente la materialità e che la ricerca in ogni manifestazione che va al di là dell’ordinaria comprensione. Per questo in Sicilia, come in ogni parte del mondo, sono innumerevoli le storie di spiriti che accompagnano l’esistenza dei mortali. A volte presenze benefiche, ma spesso malefiche generate da quella ancestrale paura del Male che, fin dagli albori, si crede si annidi in ogni vicenda umana.
In Sicilia, in ogni borgo, c’è sempre una casa infestata, ma ce ne è una che ha addirittura attratto l’attenzione del nostro Luigi Pirandello: La Casa del Granella.
Lo scrittore nel suo volume “Novelle per un anno”, traspone in veste letteraria la diceria, sussurrata dagli abitanti di Agrigento, che questa vecchia casa sia abitata dagli spiriti.
“La casa sorgeva nel quartiere più alto della città, in cima al colle…sorgeva solitaria la casa del Granella…su uno spiazzo sterrato…ma a due passi il quartiere era oppresso di troppe abitazioni…la sua solitudine era invidiata, ma appariva più che triste, paurosa di notte…”
Una descrizione che, nella sua novella dal titolo “La casa del Granella” riflette in modo realistico l’aspetto di questa particolare casa. Essa sorge su uno spiazzo spoglio, distaccata dalle altre abitazioni come se si volesse distinguere dalle altre case che sorgono nel quartiere e volesse sottolineare che essa è custode di segreti inconfessabili che continua a proteggere gelosamente all’interno tenendoli lontani dalla realtà quotidiana.
La casa resiste ai decenni, silenziosa testimone di se stessa, con le sue finestre sbarrate e con la facciata scrostata dallo scorrere del tempo, circondata dal silenzio assordante delle dicerie che sembrano proiettare su di essa un’ombra inquietante.
Eppure in passato gli ampi magazzini del pianterreno sono stati utilizzati per svolgere diverse attività commerciali come una storica caffetteria, un negozio di ceramica e anche un negozio di vendita di articoli religiosi.
E quasi trent’anni fa le stanze superiori sono state per qualche anno, la sede provvisoria di una scuola elementare. Ma, secondo i racconti di chi ancora ricorda, durante quel periodo molti insegnanti e anche il personale di servizio furono testimoni di episodi strani come porte che si aprivano da sole, improvvise folate di vento senza che ci fossero finestre aperte, suoni indistinti, rumori imprecisati senza una provenienza certa, addirittura spostamenti dei banchi e delle sedie sistemate il giorno prima e qualcuno giura di esseri trovato di fronte ad apparizioni inspiegabili di ombre indefinite dalle forme sfocate.
Tutti segni inequivocabili della presenza di esseri sovrannaturali che si muovevano accanto ai viventi e che forse cercavano di stabilire una sorta di contatto.
Dopo questo breve periodo, la casa è stata richiusa ed è tornata ad essere solitaria mentre gli spiriti hanno continuato ad aggirarsi inquieti tra le sue pareti spoglie.
Tutti in paese, a Girgenti, sanno con assoluta certezza che dentro la Casa del Granello ci sono i fantasmi.
Una casa stregata, che ancora oggi incute paura e angoscia perché la convinzione che tra le sue mura si manifesti qualcosa di incomprensibile e non afferrabile con la ragione, pone di fronte all’eterno dilemma se credere o meno all’esistenza degli spiriti.
Un dilemma sapientemente analizzato da Pirandello, nella sua novella, ma che non sembra far dubitare gli anziani del paese.
La casa del Granella è infestata e bisogna starne lontani se non si vuole essere risucchiati in una dimensione in cui sicuramente il Male avrebbe la meglio.
Una convinzione che, ancora una volta mette a confronto scetticismo contro fede popolare, ma che in entrambi i casi non prescinde dai grandi interrogativi che hanno sempre diviso l’umanità:
Che cosa c’è dopo la morte?
L’anima è immortale?
Interrogativi che l’uomo moderno continua a porsi, spinto da un’inquietudine interiore che sussurra senza sosta che la realtà non può essere definita solo da ciò che si riesce a percepire con i sensi.