Cultura

Inaugurata la mostra “Etna 1669. Storie di lava”

“Etna 1669. Storie di lava” è il titolo della mostra ospitata nel Palazzo centrale dell’Università di Catania, voluta e finanziata dalla Regione Siciliana, che ha affidato alla cura della soprintendenza per i Beni culturali e ambientali etnea,  in collaborazione con l’ateneo catanese e con la partecipazione dell’INGV, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio etneo, che rimarrà aperta fino al 30 ottobre.

Mostra organizzata per ricordare i 350 anni dalla straordinaria eruzione dell’Etna, tra le più estese e documentate nella storia, ancora presente nella memoria collettiva me che conclude la rassegna di eventi, realizzati nel corso del 2019.

A inaugurare la mostra il presidente della Regione Nello Musumeci, affiancando colori i quali hanno tagliato il nastro: la professoressa Alessia Tricomi, delegata del rettore alla Terza missione dell’Università, il sindaco metropolitano Salvo Pogliese, il prefetto Maria Carmela Librizzi, l’arcivescovo Salvatore Gristina, la soprintendente dei Beni culturali Donatella Aprile e la professoressa Germana Barone, delegata al Sistema museale di ateneo. Il Direttore generale dell’ateneo Giovanni La Via ha fatto le veci del Rettore Priolo, assente per lutto.

«Il governo regionale attribuisce grande importanza al fervore culturale di questa città. Il suo futuro è legato alla capacita di raccontare il suo passato e rendere popolare e accattivante questa narrazione- ha esordito il Presidente della Regione Nello Musumeci-  E l’Etna è un brand che non conosce ostacoli: nel mondo è più conosciuto della Sicilia. Il vulcano – ha proseguito Musumeci – non è solo uno straordinario monumento vivente della natura, ma anche uno straordinario polo di attrazione turistica. Questa città e questa regione hanno bisogno di fare del turismo uno dei settori trainanti della nostra economia. Il turismo oggi si muove su un piano competitivo e la sfida si gioca sulla qualità dei servizi offerti. L’Etna è lo strumento giusto. Non a caso questa mattina abbiamo presentato anche il progetto del Museo dell’Etna che sorgerà nell’ospedale Vittorio Emanuele, luogo lambito dalla colata del 1669».

«Poiché l’Etna per noi  – ha sottolineato il presidente della Regione Musumeci è anche un impareggiabile polo di attrazione turistica, da tutelare e promuovere, abbiamo deciso di dedicargli la chiusura della rassegna avviata due anni fa, ma anche di intraprendere la realizzazione a Catania del primo vero museo del vulcano, nel plesso centrale dell’ex ospedale Vittorio Emanuele.

Musumeci ha ringraziato la soprintendente ai Beni culturali, Donatella Aprile, i soggetti pubblici e privati coinvolti, a parte il nostro ateneo: l’Arcidiocesi di Catania, il Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri, il Museo d’arte sacra della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Misterbianco, la Diocesi di Acireale, il Santuario di Santa Maria Assunta di Randazzo, il Museo civico di Castello Ursino, la Biblioteca regionale universitaria, la Biblioteca Zelantea di Acireale, le Biblioteche riunite Civica- Ursino Recupero. Inoltre i Comuni di Catania, Belpasso, Camporotondo Etneo, Gravina, Mascalucia, Misterbianco, Nicolosi, San Pietro Clarenza e Pedara e insieme a loro la Fondazione Bufali di Belpasso e l’Associazione culturale Monasterium Album di Misterbianco. Un grazie anche al CAI etneo, che ha curato e coordinato le escursioni organizzate nel corso del 2019».

La mostra si articola in varie sale, che espongono preziose opere salvate dalla popolazione in fuga al sopraggiungere della lava, cronache del tempo, un ricco patrimonio documentale, artistico e scientifico, in parte inedito, e ancora oggi prezioso strumento per la ricerca scientifica del territorio etneo. Gli oggetti e i libri esposti, ammirati con interesse dalle autorità, provengono da collezioni di musei, biblioteche e chiese della provincia di Catania e da collezioni private. A una sezione storica si affianca quella squisitamente scientifica, nella quale i diversi dipartimenti universitari documentano le recenti e multidisciplinari attività di ricerca condotte nelle aree Etnee. Alle opere esposte, si contrappone la sezione real time curata dell’INGV-Osservatorio etneo, che mostra in tempo reale, con le sue strumentazioni, la rete di monitoraggio delle aree vulcaniche della Sicilia, portando a conoscenza il visitatore della attuale situazione in cui l’Etna si trova, istante per istante, con i suoi tremori del sottosuolo, eruzioni e colate laviche.

Il direttore dell’INGV di Catania Stefano Branca ha fatto un excursus storico sull’eruzione del 1669: le bocche eruttive a bassa quota (850-775 metri) e l’area coperta dalla colata sono state un record degli ultimi 400 anni. «Per la città e l’Etna – ha sottolineato – fu l’evento più importante dal punto di vista vulcanologico, ma anche storico: quell’anno fu definito l’anno della grande “ruina”».

Una mostra multidisciplinare e multimediale, che accosta preziosi reperti salvati durante la colata lavica che lambì le mura della città di Catania, altri oggetti di importate valore storico, un video su un’eruzione dell’Etna realizzato dal giornalista Giovanni Tomarchio e la sala dell’INGV, altri importanti documenti, disegni dell’epoca che ritraevano la città, quadri antichi e statue lignee e molti altri preziosi oggetti che ricostruiscono sapientemente e con dovizia di particolari una mostra che suggella l’eruzione storica più ricordata dell’Etna.  

Foto di Melania Mertoli

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