Cronaca

Il ricordo di Pio La Torre e Rosario Di Salvo 42 anni dopo la loro uccisione

Una giornata di memoria che viaggia anche attraverso il Premio dedicato al giornalista Angelo Meli, storico direttore della rivista “Asud’europa”, prematuramente scomparso il 29 settembre scorso.
Per i giovani la mafia è ancora più forte dello Stato. Emerge dai risultati dell’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso, realizzata dal Centro studi “Pio La Torre”.
Una giornata che avrà studenti protagonisti di un percorso dedicato alla memoria. Sono, infatti, i giovani che ci allertano sul fatto che, per loro, il fenomeno mafioso non è ancora estinto, anzi resta più forte dello Stato. È il risultato emerso dal questionario sulla percezione del fenomeno mafioso, destinato ogni anno agli studenti delle scuole di secondo grado di tutta Italia che partecipano al “Progetto educativo antimafia”, arrivato alle 18sima edizione.
Un percorso che si conclude come ogni anno in occasione dell’anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, che il Centro Studi “Pio La Torre” anche quest’anno celebrerà dalle 9.30 alle 12.30 di martedì 30 aprile nell’aula magna “Margherita De Simone” del Dipartimento di Architettura Unipa.
Una manifestazione alle quale parteciperanno anche Franco La Torre e Tiziana Di Salvo, i figli di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, insieme alle rappresentanze istituzionali, politiche e gli studenti universitari e delle scuole che partecipano al progetto educativo antimafia che quest’anno ha avuto circa 3mila studenti per ognuna delle cinque video conferenze organizzate.
Una giornata che farà memoria attraverso il contributo degli studenti che hanno partecipato anche a un altro dei momenti che caratterizzano la celebrazione dell’anniversario, quello della pulitura della lapide dedicata a La Torre e Di Salvo in via Li Muli. I ragazzi della direzione didattica “Ragusa Moleti”, per esempio, porteranno un canto di legalità e libertà e un dialogo immaginario tra Pio La Torre e un mafioso, mentre quelli della direzione didattica “Ettore Arculeo” allieteranno i presenti con la poesia “Dedicata a Pio La Torre”.
Sarà presente Irene Ferrara, rappresentante universitari UNIPA, ma anche gli studenti dell’ITI Vittorio Emanuele con una proiezione di foto del murale dedicato a Pio La Torre, che dal pomeriggio del 29 aprile campeggia su una delle facciate dell’Istituto. Un progetto, voluto con forza dallo stesso Istituto, diretto dal prof. Carmelo Ciringione, che ha ospitato da studente Pio La Torre, e dal Comitato “A Pio La Torre dall’ITI “Vittorio Emanuele III” presieduto da Franco La Torre.
Numerosi gli interventi che seguiranno la lettura di un messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il video saluto di Pina Picerno, vice presidente del Parlamento Europeo.
Saranno presenti e porteranno il loro contributo: Loredana Introini, presidente del Centro Studi “Pio La Torre”; Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi Pio La Torre, al quale sarà affidato il ricordo del giornalista Angelo Meli, storico direttore della rivista “Asud’Europa”; il prof. Francesco Lo Piccolo, direttore del Dipartimento Architettura, delegato del Rettore UNIPA; la prof.ssa Alessandra Dino, delegata UNIPA delle attività sulla legalità; Pietro Grasso, già presidente del Senato; Paolo Fidel Mele, segretario Generale FISAC CGIL; Antonello Cracolici, presidente della Commissione Antimafia all’ARS; Alessandro Aricò, assessore regionale delle infrastrutture e della mobilità, in rappresentanza del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani; il prefetto di Palermo, Massimo Mariani; il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Toccante, in quanto parte della storia del Centro “Pio la Torre”, sarà il momento dedicato alla memoria del giornalista Angelo Meli, direttore ma prima ancora ideatore della rivista “Asud’Europa”, prematuramente scomparso il 29 settembre scorso, al quale è stato dedicato un premio rivolto alle scuole. A consegnare i riconoscimenti saranno Roberto Gueli e Mimma Argurio, rispettivamente presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e segretario FISAC CGIL Sicilia, organizzazioni che hanno condiviso e sostenuto la realizzazione del premio.
«Un altro di quei momenti che contribuiscono a rendere la memoria pratica attiva – afferma Loredana Introini, presidente del Centro Studi “Pio la Torre” – dimostrando, a tutti quei giovani che esprimono sfiducia rispetto al fatto che la mafia possa essere sconfitta, che l’esempio di chi ci ha preceduto e che ha messo la propria vita e la propria intelligenza al servizio della comunità ha tracciato per tutti noi un percorso educativo e di contrasto da parte delle forze di polizia e della magistratura, che consente allo Stato italiano di potere affrontare la lotta al crimine organizzato ad altissimi livelli».
Nel pomeriggio ci si sposterà all’Assemblea Regionale Siciliana dove, alle 16 nella Sala Piersanti Mattarella (Sala Gialla), prenderà vita il dibattito dal titolo “Chi ha paura delle leggi contro la mafia? Dall’attacco alle misure di prevenzione alla necessità di un contrasto internazionale”. A confrontarsi saranno: il presidente emerito del Centro studi “Pio La Torre”, Vito Lo Monaco; il presidente della Commissione Antimafia all’Ars, Antonello Cracolici; Lucio Luca, giornalista, autore del libro “La notte dell’antimafia. Una storia italiana di potere, corruzione e giustizia negata”; Franco La Torre, figlio di Pio La Torre; Ernesto Ugo Savona, direttore di Transcrime International – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Modererà l’incontro il giornalista Concetto Prestifilippo.

L’INDAGINE SULLA PERCEZIONE DEL FENOMENO MAFIOSO

PER I GIOVANI LA SCONFITTA DELLA MAFIA RESTA LONTANA. DALL’INDAGINE DEL CENTRO PIO LA TORRE SEGNI DI SFIDUCIA

C’è ancora una fascia alta e significativa di giovani per i quali il fenomeno mafioso non può essere estinto e anzi resta più forte dello Stato. Sono i risultati del questionario destinato ogni anno dal Centro studi “Pio La Torre” agli studenti delle scuole di secondo grado di tutta Italia. Nel progetto educativo antimafia sono stati quest’anno coinvolti 1578 studenti dai 14 ai 21 anni.
Nonostante i successi delle azioni di contrasto, soltanto il 20,6% dei giovani interpellati risponde in modo positivo alla domanda se la mafia possa essere sconfitta. Il 49,8% ritiene, invece, di no. Circa uno su tre dichiara di non avere un’opinione precisa in merito. Sommando gli studenti che hanno selezionato “no” fra le modalità di risposta e quanti, al contrario, si mostrano dubbiosi, si raggiunge un dato che sfiora l’80%. Solo uno studente su cinque, in sostanza, pensa che la mafia possa essere messa definitivamente fuori gioco.
Cosa dovrebbe fare lo Stato per rovesciare questa percezione? I giovani ritengono che l’iniziativa più rilevante sia quella di combattere corruzione e clientelismo (21,52%). Segue l’educazione alla legalità (21,31%). Gli insegnanti sono i professionisti – tra coloro che sono impegnati nella prevenzione e lotta alle mafie – i più meritevoli di fiducia (32%). Seguono forze dell’ordine e magistratura, mentre la politica nazionale e locale sono rispettivamente al 7,44% e al 4,74%. Inoltre, il 90,66% degli intervistati ritiene che “la gente, in genere, guarda al proprio interesse”.
«Le domande che ci pongono i giovani, su come migliorare la lotta alle infiltrazioni mafiose e come colpire corruzione e clientelismo, non possono restare senza risposte chiare e convincenti», dice Loredana Introini, presidente del Centro studi “Pio La Torre”.
«Dagli studenti – aggiunge Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Pio La Torre – arrivano segnali da non sottovalutare rispetto all’attuale crisi sociale, economica e politica che investe non solo i sistemi democratici, ma gli Stati dell’intero Pianeta, scosso da un veloce processo di trasformazioni tecnologiche, sociali, economiche e ambientali e minacciato da guerre locali che possono degenerare in guerra nucleare. La scarsa partecipazione dei cittadini al voto nei sistemi democratici, in Italia non supera il 50% nelle ultime elezioni, un indicatore della loro sfiducia verso la classe dirigente e verso i partiti trasformati da organismi di rappresentanza dei vari strati sociali a ristretti gruppi di potere elettorale senza una visione strategica del cambiamento per eliminare disuguaglianze e ingiustizie sociali».

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