Economia

Covid-19, la Sicilia torna indietro di 34 anni: l’allarme della Cgia

Un triste revival si affaccia sulla scena economica italiana: una regressione di decenni incombe tra capo e collo in Italia, incidendo in particolar modo sul Sud e sulla Sicilia, riportando le lancette indietro di oltre trent’anni. È la conseguenza dell’incidenza vertiginosa della incontrollabile diffusione del Covid-19.

Quest’anno, si registrerà una perdita di 2.484 euro pro capite. Il dato è preoccupante e, a far bene i calcoli, testimonia una regressione del Pil del Meridione al 1989. Il dato è allarmante, lo denuncia l’Ufficio studi della CGIA.

Ad avere la peggio la Sicilia. La regione della Trinacria dovrà riavvolgere il nastro e ritornare indietro di trentaquattro anni, il che equivarrà a retrocedere all’anno 1986. Fondamentali allora si rivelano contributi alle aziende, non soltanto a quelle colpite dalla chiusura, disposta dall’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), ma anche quelle artigianali e commerciali.

Soprattutto nel Mezzogiorno, che è l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo
che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso. In questa fase di emergenza, pertanto, tutto ciò va assolutamente evitato
”. Lo dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo, il quale spiega: “solo se riusciremo a mantenere in vita le aziende
potremo difendere i posti di lavoro
”.

Nel medio-lungo termine, si dovrà mettere in campo una attenzione particolare per un immancabile rilancio della domanda interna ed innescare la ripartenza di consumi ed investimenti. All’uopo, in attesa della riforma fiscale che partirà nel 2022, si dovrà predisporre, ed attuare, una drastica riduzione delle tassazioni in favore di famiglie ed imprese. E si dovrà attendere il 2021 per gli investimenti nelle grandi infrastrutture, per i quali si attendono i finanziamenti erogati dal Next Generation
EU efficaci soltanto a partire dall’anno successivo.

A preoccupare molto la Cgia la tenuta occupazionale. Ove si registrasse un aumento vertiginoso del numero di disoccupati, la tenuta sociale del Paese sarebbe a forte rischio. Ragionando in termini percentuali, la Sicilia raggiungerebbe il – 2,9 per cento pari a -180.700 addetti.

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