Catania

Catania Capitale della Cultura 2028? Un sogno ambizioso in cerca di un assessore

Catania ha lanciato ufficialmente la propria candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2028, un’occasione che potrebbe finalmente proiettare la città etnea sotto i riflettori nazionali e internazionali. L’evento di presentazione si è svolto nella prestigiosa Sala Vaccarini della Biblioteca Ursino Recupero, all’interno del Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena, affollata da istituzioni pubbliche e realtà culturali locali, a testimonianza di un’energia comunitaria pronta a farsi carico di questo ambizioso progetto.
Sul palco erano presenti il sindaco Enrico Trantino, il presidente della Regione Renato Schifani e il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno, tutti a sottolineare l’importanza strategica della candidatura. Ma proprio nella cornice più solenne di questa dichiarazione d’intenti, un dettaglio balza all’occhio: a Catania non c’è ancora un assessore alla Cultura.
Questa assenza, non banale, è la controparte ironica e quasi beffarda di una speranza squisitamente genuina. Da un lato, dunque, la città si presenta con un dossier solido che si fonda su tre “sguardi”: guardare in alto e a fondo (l’arte e la scienza, dalla profondità del mare alle stelle nel cielo), guardare lontano (con il Mediterraneo come orizzonte, festival, residenze artistiche e mobilità culturale), e guardarsi dentro (memoria civica, inclusione sociale e rigenerazione urbana). Un progetto culturale ambizioso e corale, intitolato “Catania Continua”, che vuole raccontare una città capace di rinascere e innovarsi, proiettandosi non solo al 2028, ma addirittura al 2038.
Dall’altro lato, pure di fronte a queste nobili aspirazioni, emerge un’amara realtà amministrativa: l’assenza di una figura dedicata alla politica culturale. Come pensare di sostenere e realizzare un simile rinascimento culturale senza un assessore che ne sia guida e volto istituzionale? È questo il nodo centrale che anima il dibattito, tra speranza e ironia pungente.
Il sindaco Trantino ha sottolineato che il dossier è il frutto di un percorso condiviso, una “comunità che si ritrova unita in un progetto di rinascimento per Catania”. E non si può che essere d’accordo: la forza del dossier risiede proprio nella partecipazione diffusa di enti, artisti, associazioni e istituzioni. Il nuovo logo, sviluppato da Industria 01, con al centro l’Etna stilizzato, incarna questa vitalità creativa. Le linee dinamiche e i colori richiamano la pluralità culturale e la trasformazione continua della città, simbolo di un’identità vibrante e in movimento.
Tuttavia, la domanda rimane: mentre si sogna in grande, Catania riuscirà a concretizzare quel salto di qualità che solo una direzione culturale forte può garantire? L’assenza dell’assessore suona quasi come un monito a non farsi abbagliare troppo dalla retorica e a ricordarsi che i sogni più belli hanno bisogno di solide fondamenta amministrative.
In definitiva, siamo favorevoli e speranzosi di vedere Catania tra le Capitali Italiane della Cultura, pronti a tifare per una città che tanto ha da offrire in termini di storia, arte e vitalità. Ma con un pizzico di ironia, perché sognare va bene, ma bisogna anche svegliarsi e fare i conti con il fare quotidiano.
Se Catania vuole davvero “continuare” e rinascere, forse deve prima trovare chi si occupi concretamente di cultura. Solo allora il motto “Catania Continua” potrà passare dall’idea al fatto.

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