Spettacoli

“Agata, Vergine e martire”: un viaggio introspettivo nel sacro

“Memoria di Sant’Agata, Vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore”, Martirologio Romano di Cesare Baronio.
In scena Palazzo della Cultura di Catania, la rappresentazione teatrale “Agata, Vergine e Martire, regia a cura dell’emerito professore Pino Pesce.
Lo spettacolo-evento è stato inserito all’interno del manifesto del Teatro Bellini e del calendario degli eventi organizzati dal Comitato Festa di S’Agata.
La rappresentazione è un tributo alla “Santuzza”, come viene chiamata confidenzialmente dai devoti catanesi, che ogni anno il 5 febbraio (data in cui si celebra la festa patronale), il 12 febbraio giornata in cui viene deposto il busto reliquario), il 17 agosto (ricordando la notte in cui le spoglie della santa martire vennero riportate a Catania da Costantinopoli), si riversano per le strade cittadine in segno di gratitudine nei confronti di Sant’Agata.
E di Lei vengono raccontati la vita, i natali, la scelta di fede ,il martirio e la morte, avvenuta il 5 febbraio 251 d.C., durante le persecuzioni sotto l’imperatore Decio, in questo spettacolo teatrale con un connubio volontario tra dati storici e credenze popolari, tradizioni vernacolari che si tramandano nel tempo attraverso le generazioni.
Sapientemente diretto, un cast d’eccezione che conta un gruppo vasto di una cinquantina di attori, tra i quali: Chiara Seminara, nel ruolo principale di Agata, Antonella Barresi, Mario Sorbello, Nino Spetaleri, Gianmarco Arcadipane, Jonathan Barbagallo, Salvo Gambino, Franco Caruso, Pierrot Li Mura, Paolo Messina, Valentina Signorelli e Francesco D’Arrigo, si affianca al Quartetto d’Archi composto da Salvatore Randazzo, Clelia Lavenia, Dario Emanuele C. Militano, Mario Licciardello, alle voci liriche di Rosario Cristaldi, Martina Scuto, Angelo Sapienza, Haruna Nagai, al gruppo di giovani del Centro Danza Azzurra, coordinati da Alfio Barbagallo, e alla profonda voce narrante di Pasquale Platania.
Un’opera completa, complessa, che interpreta il culto Agatino, un culto al femminile, che pervade e permane con delicatezza e eleganza, il complesso rappresentativo.
Tutto concorre all’intento dell’autore: dal suono suggestivo degli archi, ai canti in latino delle angeliche voci liriche, alle leggiadre coreografie di impronta classica, all’essenzialità della scenografia che non solo contribuisce all’immedesimazione del pubblico in sala ma, in un progetto con finalità universali, lo fa sentire parte di esso.
Intento dell’autore è, infatti, indurre un’elevazione spirituale nello spettatore, che incitato a un ripiegamento interiore, vive un’esperienza quasi mistica, in un’atmosfera surreale, nella quale percezioni sensoriali si mischiano al gradevole fascino dell’eccezionale e del sacro.
Un’opera, dunque, che racchiude in sé l’impronta del saggio storico, arricchita da stimoli propriocettivi, e da un marcato spessore culturale e spirituale.

Articoli correlati

Back to top button
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: