L'Opinione

La Russia di Putin: Democrazia o Dispotismo?

Vladimir Putin è stato rieletto per la quinta volta con l’87,29% dei voti; un risultato mai ottenuto da un presidente nella storia della Russia. Di fatto, correva da solo, in assenza di rivali e dopo l’uccisione del dissidente Alexei Navalny.
La Cina ha espresso le sue congratulazioni attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, così come alcuni paesi africani, il Venezuela e l’Iran.
Diversamente, quasi tutti i leaders europei hanno dichiarato che non si tratta di elezioni democratiche. L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, attraverso le dichiarazioni del presidente dell’assemblea, il greco Theodoros Rousopoulos. ha invitato la comunità internazionale a non riconoscere la legittimità dell’elezione di Putin come presidente.
Unica voce, fuori dal coro, quella del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che a margine di un evento a Milano organizzato dal gruppo Doppelmayr, commentando l’esito delle elezioni presidenziali in Russia, ha affermato; «In Russia hanno votato, ne prendiamo atto, quando un popolo vota ha sempre ragione».
Non si è fatta attendere la risposta dell’altro vicepremier, Antonio Tajani che gli ha ricordato che: «La politica estera la fa il ministro degli Esteri. Quindi le posizioni in politica estera sono quelle del ministro degli Esteri». E per Tajani non sono elezioni democratiche quelle che si sono svolte in un clima di violenza.
Purtroppo, come ha scritto Tocqueville, nella sua famosa opera La democrazia in America, la Democrazia ha la tendenza a degenerare in Dispotismo.
Reduce da consistenti perdite elettorali della Lega, Matteo Salvini vorrebbe riprendersi la scena dichiarando la sua vicinanza a Putin e scagliandosi contro Macron il quale, a sua volta, alla ricerca di consensi ha prospettato la necessità di inviare truppe Nato in Ucraina.
Certo Macron è il presidente della Repubblica francese, ma non è certamente l’erede degli illuministi francesi e degli Enciclopedisti che scrivevano sull’Encyclopédie, fondata nel 1728 per diffondere una visione laica e moderna dello Stato. Non è l’erede di Diderot, di D’Alembert, di Rousseau, di Turgot, di Voltaire, di Montesquieu, e dei fautori degli ideali di “Liberté, Égalité, Fraternité” della Rivoluzione francese: non è neanche l’erede di Charles De Gaulle promotore di una «politica di grandezza» della Francia e di una terza via economica affidata a uno Stato pianificatore e modernizzatore dell’industria. Capace di avviare i “Trente Glorieuses” di anni di boom economico, egli immaginava una “Europa delle nazioni” ed era contrario alla guerra del Vietnam.
Emmanuel Macron, altresì, non è paragonabile né a Valéry René Marie Georges Giscard d’Estaing, europeista convinto e promotore di una “società liberale avanzata”, né al socialista François Marie Mitterrand.
Forse, per tornare alla ribalta e per vincere in fretta contro la Russia, Macron ha pensato di proporre l’invio in Ucraina di truppe Nato.
Per fortuna da Washington a Londra, da Berlino all’Ue fino a Antonio Tajani, tutti hanno escluso un coinvolgimento diretto nel conflitto. Dalla presidente Giorgia Meloni al cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’idea di Macron è stata criticata anche da alcuni esperti di geopolitica, che la considerano un’escalation pericolosa del conflitto; è stata bocciata dalla Nato – che attraverso i suoi rappresentanti ha affermando di “non avere piani” per inviare truppe da combattimento in Ucraina –; è stata disapprovata dall’Unione Europea che ha comunicato che l’invio di truppe occidentali in Ucraina “è solo un’idea di Macron”. Naturalmente, Vladimir Putin ha colto l’occasione per tornare ad agitare lo spettro di un conflitto nucleare: una minaccia “reale”, ha affermato, a causa delle mosse dei Paesi della Nato nel conflitto in Ucraina e in virtù del fatto che Mosca possiede “armi capaci di raggiungere i loro territori”. Rispondendo a Emmanuel Macron, poi, Putin ha avvertito che “le conseguenze per gli eventuali interventisti saranno molto tragiche” e che “tutto quello che l’Occidente sta escogitando porta veramente alla minaccia di un conflitto con armi nucleari e quindi di un annientamento della civiltà”. Rieletto, a stragrande maggioranza, è tornato ad agitare la minaccia della terza guerra mondiale e dell’uso di armi nucleari.

*Professoressa ordinario di Storia del pensiero economico

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