“Cavalleria Rusticana” nel ‘Colosseo nero’ di Catania
Per la prima volta nel prestigioso Teatro greco romano di Catania all’interno della sesta edizione del Festival Lirico dei Teatri di Pietra è andata in scena l’opera in un atto unico: “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e di Guido Menasci, tratta dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Interpreti: Anna Maria Chiuri (Santuzza), mezzosoprano, Davide Piaggio (Turiddu) tenore, Carlos Almaguer (compare Alfio) baritono; Antonella Arena (mamma Lucia) e Leonora Ilieva (Lola), mezzosoprani.
Coro Lirico Siciliano, diretto dal Maestro Francesco Costa. Orchestra Filarmonica della Calabria, diretta da Filippo Arlia. Produzione del Festival Lirico dei Teatri di Pietra in collaborazione con il Parco archeologico di Catania
Due icone del Verismo, letterario e musicale – Verga e Mascagni- concorsero alla realizzazione di quest’opera destinata a divenire immortale.
Quale fu la genesi?
Nel 1888 l’editore milanese Edoardo Sonzogno bandiva un concorso per giovani compositori italiani, che non avessero ancora debuttato, invitandoli a scrivere un’opera in un unico atto; i primi tre vincitori avrebbero rappresentato i loro lavori a Roma a sue spese.
Solo due mesi prima della scadenza Pietro Mascagni, che all’epoca dirigeva la banda musicale di Cerignola, chiese aiuto al suo amico/poeta Targioni-Tozzetti che insieme al collega Guido Menasci si impegnò a scrivere appena in tempo per l’ammissione il libretto (lavorando per corrispondenza con Mascagni) di Cavalleria rusticana tratto dall’omonima novella appartenente alla prima raccolta di novelle di Giovanni Verga intitolata “Vita dei campi”.
Su settantatré lavori il 5 marzo 1890 la giuria selezionò le tre opere da rappresentare a Roma: Labilia di Nicola Spinelli, Rudello di Vincenzo Ferroni e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.
Il capolavoro mascagnano andò in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma.
L’opera riscosse un gran successo, ma Verga aprì una causa per plagio: vinse e venne risarcito.
La trama di questa storia d’amore, gelosia, sangue e morte è nota nella letteratura e nel melodramma.
A Vizzini, all’alba di una domenica di Pasqua, si ode una serenata (O Lola c’hai di latti la cammisa) dedicata a Lola, moglie del carrettiere compare Alfio.
Mentre Lucia, madre di Turiddu, prepara nella sua osteria il vino per i festeggiamenti, giunge Santuzza, fidanzata del figlio che le rivela (Voi lo sapete, o mamma… Andate, o mamma, ad implorare Iddio) di essere stata disonorata e tradita da Turiddu che al ritorno dal servizio militare non riusciva a resistere alle tentazioni del suo antico amore Lola, ormai sposata al ricco carrettiere don Alfio (Il cavallo scalpita). Benché si fosse fidanzato con Santuzza, però, durante le assenze di Alfio il giovane aveva intrapreso una relazione clandestina con la fedifraga Lola.
Turiddu, entrando in scena (Tu qui, Santuzza?) cerca di negare, con rabbia, le accuse della fidanzata. Alle provocazioni di Lola (Fior di giaggiolo), tuttavia, la giovane tradita e disperata risponde scagliando una maledizione che sa di presagio sul traditore: “A te la mala Pasqua!”, e svela la tresca al vendicativo Alfio (Il Signore vi manda, compar Alfio…).
Dopo la messa (A casa, a casa, amici) tutti si recano all’osteria di Lucia, dove intonano gioiosi brindisi (… Viva il vino spumeggiante…).
Quando Turiddu offre un bicchiere di vino al rivale, questi lo sfida all’arma bianca.
Prima del duello egli saluta la madre (Mamma, quel vino è generoso), raccomandandole di proteggere la fidanzata (s’io non tornassi…fate da madre a Santa).
Mentre le due donne si abbracciano, si ode un urlo venire da lontano: “Hanno ammazzato cumpari Turiddu!”.
L’intermezzo sinfonico dell’opera, collocato tra la ottava e la nona scena e basato su archi e arpa, per il suo carattere orchestrale è rimasto nel tempo come uno dei pezzi più popolari e amati del repertorio operistico italiano.
In particolare la versione in concerto presentata a Catania ha offerto un’esperienza speciale, perché ha dato l’opportunità di concentrare l’attenzione unicamente sulla musica e sul canto.
L’acustica naturale del teatro (del II secolo d.C. su una struttura preesistente di età greca, ma messo in luce a partire dalla fine del XIX sec.), “cavea unica ed inclusiva per la vita culturale della città di Catania… una delle meraviglie architettoniche della Sicilia” – è stato detto – ha reso, infine, l’esperienza di questo evento di alto rilievo culturale ancora più coinvolgente.
La celebre mezzosoprano Annamaria Chiuri. rinomata per la sua voce potente e la sua capacità di interpretazione drammatica, accettando di rilasciare un’intervista al nostro giornale, dopo aver dichiarato la sua grande gioia di poter cantare in questa suggestiva atmosfera classico/barocca (Solo noi Italiani possediamo queste meraviglie!) ha sottolineato la grande dignità del ruolo della donna siciliana, Santuzza, da lei interpretato.
Anche il tenore Davide Piaggio, emozionato di muoversi tra Verga e Mascagni, ha evidenziato come Turiddu, consapevole della gravità del suo agire, sembri un eroe greco che sa che ‘deve’ andare incontro al giudizio e alla morte, e proprio nel giorno di Pasqua simbolo di rinascita della terra; come la pietra nera, la lava: energia distruttiva ma che dà anche la vita (“è il trionfo del verismo!”).
Filippo Arlia, direttore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria, si è unito al coro degli estimatori del Teatro greco/romano, “perla meravigliosa…valori immensi poco conosciuti” di una Catania ricca di cultura, musica e arte, rimarcando anche la bravura del cast straordinario formato da protagonisti nazionali e internazionali.
Stesse espressioni ha usato Francesco Costa direttore del Coro Lirico Siciliano, felice che in questo teatro si torni a respirare l’arte e la musica.
Come hanno detto tutti i protagonisti e gli organizzatori dell’evento, la serata era dedicata alla memoria dell’assessore Nino Strano, come doveroso omaggio a quest’uomo di cultura dedito alla rinascita intellettuale della nostra città.
Peccato che, essendo lo spettacolo molto in ritardo, e dilungandosi l’oratore nel tessere le lodi dell’illustre defunto, il pubblico esasperato dalla lunga attesa gli abbia tolto bruscamente la parola al grido di “Basta, basta…via, via…musica, musica!”.
Un pubblico, quello dell’altra sera, mediamente non giovane che già era stato malamente cacciato dall’ingresso principale di via Vittorio Emanuele (per altro indicato nel biglietto) da una sorta di cerbero/portiere e costretto a raggiungere a piedi e in salita, l’ingresso di via Teatro greco noto per la pericolosità di un percorso pieno di barriere ambientali.
Aiutandosi l’un l’altro, formando catene umane, e con il soccorso di pochissimi volenterosi ausiliari, alla ricerca di file non segnalate e quasi rischiando la pelle, guadagnandosi alla meno peggio un posto qualsiasi, nessuno era più ben disposto ad ascoltare inutili, anche se doverosi, encomi.
Queste alcune delle pecche di un’organizzazione che -è giusto sottolinearlo- ha fornito invece un bel servizio attraverso due esperte di LIS, del linguaggio dei segni, agli spettatori non udenti.
Un progetto di rivoluzione culturale e sociale, questo, promosso dal Coro Lirico Siciliano, che per la prima volta mette in atto la traduzione simultanea dell’opera lirica nella Lingua dei Segni, e che parte proprio dalla Sicilia.
Lo spettacolo, la musica, i cantanti e il coro hanno, in ogni caso, fatto dimenticare i disagi promuovendo, in maniera splendida, il patrimonio culturale e musicale della Sicilia: “una vera e propria festa della musica, del risveglio della sicilianità!”.
N.D.R.
- Lo spettacolo è iniziato in notevole ritardo in quanto una signora che aveva subito pochi giorni fa un delicato intervento chirurgico si è sentita male ed è svenuta, rimanendo per terra quasi 40 minuti. Poi è stata soccorsa dagli operatori e dall’ambulanza presente in teatro e trasportata in ospedale. Essendo svenuta nel corridoio dell’ingresso ha bloccato la fila per 40 minuti. Poi chiaramente il teatro tutto esaurito in ogni ordine di posto ha fatto il resto.
- L’ingresso da Via Teatro Greco è decisa dalla Commissione di Vigilanza, per ragioni di sicurezza, non dall’organizzatore. L’organizzatore si attiene a quanto viene stabilito dalle autorità.
Video e foto di Lorenzo Davide Sgroi