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Alfredo La Malfa: la fotografia è forma d’arte che osserva e documenta

La fotografia è forma d’arte che osserva e documenta. Esprime il desiderio di scoprire e superare gli ostacoli fisici e mentali e vuole cogliere la realtà di un tempo e un luogo, di una terra con la sua gente e la sua cultura. Quando è naturalistica raffigura porzioni di paesaggi e territorio legati al rapporto fra uomo, natura, spazio. Tutto ciò è espresso da Alfredo La Malfa nella sua terza mostra fotografica, frutto della sua ricerca-viaggio in Cambogia, che segue le precedenti “Essere sui crocevia” e “L’ombra della luce”. La loro realizzazione gli è stata suggerita dall’amica Daniela Fileccia dopo i viaggi in India presso la regione del Ladakh nei quali aveva realizzato svariati scatti; così è avvenuto anche in occasione dell’ultimo viaggio, che ha ispirato la mostra.
“Il Silenzio e la Luce” il titolo della mostra presentata presso la fondazione La Verde-La Malfa a San Giovanni La Punta, domenica 27 aprile, voluta dalla Fondazione Casa della Divina Bellezza e dalla Fondazione La Verde-La Malfa. Curatore speciale ne è stato Giorgio Agnisola, accademico italiano e critico d’arte, saggista e scrittore noto a livello internazionale e membro dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte.
Alla presenza di un nutrito e interessato pubblico di addetti ai lavori e di cultori dell’arte, l’autore e il curatore hanno reso il senso di questi scatti e del titolo dell’esposizione. Silenzio e luce sono i due respiri nascosti della filosofia e della teologia: anche nella Sacra Scrittura Dio si rileva nella pazienza del silenzio e nella gioia della luce. Tutta l’architettura sacra, come quella medievale, nasce come evocazione del silenzio e alternarsi di ombra e luce.
Alfredo La Malfa ha viaggiato a lungo per vari cammini del mondo con lo spirito del pellegrino e del cercatore di segni che l’uomo ha impresso nella sua terra per collegarsi all’Oltre, imprimendo alla pietra e alla materia il senso della bellezza e della tensione verso il divino.
Nella grigia pietra sacra dei templi della Cambogia, immersi nello spazio della foresta segnato dallo sviluppo di piante secolari, la luce si sposa col silenzio dell’assenza dell’uomo o della muta presenza di monaci dalle vesti colorate di arancio. Allo sguardo del visitatore e al fotografo che coglie gli scatti alla ricerca di un’antica ed enigmatica saggezza si aprono, all’interno dei templi, spettacolari aperture segnate da geometrie quadrate o rettangolari. La vegetazione si fonde con la pietra perché ricerca anch’essa la luce e le radici si arrampicano lungo condotte come braccia umane che tendono in alto, mentre i blocchi di pietra si rivelano sbrecciati dal passaggio dell’uomo, del tempo e degli eventi atmosferici. Aperture architravate danno su mura di blocchi squadrati di pietra; in altri casi si aprono prospetticamente al paesaggio verde della foresta. Tra tutti gli scatti, tra le architetture, emerge la grande bellezza di una cupola ottagonale, scelta per la locandina della mostra: proprio l’ottagono, forma legata nella tradizione architettonica cristiana in modo speciale al sacro.
La mostra di Alfredo La Malfa si protrarrà fino al 15 giugno e sarà visitabile su prenotazione presso la Fondazione la Verde La Malfa.

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