Giuseppe Bisogno, attore: galeotta fu la Butterfly

Una chiacchierata su teatro, cinema e mondo della cultura con Giuseppe Bisogno, attore di origini campane ma adesso “naturalizzato” palermitano.
Come hai iniziato la tua carriera di attore e cosa ti ha spinto a scegliere questa professione?
La mia carriera, come credo quella di tutti, è cominciata per caso. Anzi, era l’ultima cosa a cui pensavo essendo un ragazzo molto timido. Un giorno partecipai però, coinvolto dalla scuola (ero alle Medie), alla rappresentazione di Madame Butterfly; ne rimasi affascinato! Qualche anno dopo un mio amico mi propose di accompagnarlo per un provino e di fargli da spalla… presero me, non lui… e da allora (avevo 16 anni) non ho più smesso.
Quali sono stati i ruoli più impegnativi o gratificanti della tua carriera e perché?
In 39 anni di carriera di ruoli ne ho ricoperti tanti, e tutti mi hanno lasciato qualcosa. Se però dovessi sceglierne un paio, direi il ruolo di Gloucester nel Re Lear di Shakespeare, accanto a Michele Placido. Ho avuto modo di interpretare un personaggio molto umano, tradito dai figli, e tutto questo accanto a un gigante del teatro italiano.
Come ti prepari per un nuovo ruolo e quali sono le tue fonti di ispirazione?
In genere, studio approfonditamente tutto il testo nel quale il mio personaggio si muove, soprattutto le battute degli altri personaggi che parlano del mio, poi cerco di capire se quello che gli altri dicono su di me, sia vero o falso. Una specie di lavoro investigativo, che mi diverte molto e che pian piano mi dà un’idea di chi sono. A quel punto rivolgo la mia attenzione alle battute che dice il mio personaggio, cercando di non tenere conto delle didascalie che indica l’autore. Tutto questo è lavoro preparatorio, che faccio da solo, poi si arriva in sala prove dove, naturalmente, c’è il confronto con il regista e con i colleghi, perché la parte più bella di questo lavoro è che non si può fare da soli, lo si fa necessariamente insieme agli altri.
Quali sono le tue influenze artistiche e come hanno influenzato il tuo stile di recitazione?
Ho avuto la fortuna di lavorare con tutti i più grandi artisti del teatro italiano, quindi ho potuto prendere da ciascuno di loro un particolare che ha concorso, insieme agli altri, a formare quel puzzle che fa di me l’attore che sono diventato. Se però dovessi dire chi mi ha maggiormente influenzato, farei i nomi di due giganti: Luca Ronconi e Andrei Konchalovski.
Come vedi l’evoluzione del cinema e del teatro italiano negli ultimi anni e qual è il tuo ruolo in questo contesto?
Il teatro e il cinema, in Italia, sono stati sempre importanti e, tra alti e bassi, continuano e continueranno ad esserlo. In questo momento stiamo vivendo una crisi, per tante ragioni che non starò qui ad elencare. La parola “crisi” viene dal greco “krisis”, e indica un momento di decisione e di scelta, un passaggio da un vecchio equilibrio a uno nuovo. Sono sicuro che porterà tante cose belle.
Quali sono i tuoi progetti futuri e cosa possiamo aspettarci da te come attore?
In questo momento sto girando una Fiction con la regia di Michele Placido che andrà in onda su Rai 1, ma contemporaneamente sto insegnando in un Liceo Artistico che ospita (insieme ad altri tre Licei in Italia) una sperimentazione del Ministero della Pubblica Istruzione, che sta introducendo il teatro come materia curriculare. È un’esperienza fantastica, che mi fa vivere il privilegio di poter lavorare con i giovani. Vi terrò aggiornati sui prossimi sviluppi!
Cosa consigli ai giovani attori che vogliono intraprendere la carriera di recitazione e come possono prepararsi per il successo?
Daisaku Ikeda, filosofo buddista, presidente della Soka Gakkai, mi insegna che per realizzare un sogno, occorrono sforzo e duro lavoro. Una delle frasi che mi ha incoraggiato di più è la seguente: “Vorrei che i giovani trasformassero i loro sogni in obiettivi concreti e che si sfidassero per realizzarli. Niente cambierà se ci pensate e basta, senza intraprendere alcuna azione. E se provate e sbagliate, va benissimo: un fallimento spesso diventa un’occasione per imparare e fare esperienza” (Seikyo Shimbun, 12 giugno 2005). Questo è quello che cerco di trasmettere ai giovani che incontro tutti i giorni. Non ci sono scorciatoie per realizzare i propri sogni, solo sforzo e duro lavoro, studiare, studiare e studiare.



